(Pino La Greca) In questi giorni ho letto tantissime note intorno alle vicende della possibile istituzione del Parco Nazionale delle isole Eolie, e in più occasioni ha letto della petizione di 4055 firme contro l’istituzione di questo strumento.
Naturalmente l’alto numero di firme raccolte invita tutti, cittadini, consiglieri comunali, amministrazioni, ad una attenta riflessione, innanzi tutto per rispetto delle persone che, consapevolmente e liberamente, hanno firmato questa petizione.
Una petizione (dal verbo latino peto, "chiedo per ottenere") è una richiesta ad un'autorità - generalmente governativa - o ad un ente pubblico. Naturalmente non tutte le petizioni sono uguali, possono essere :
- indirizzate positivamente, cioè per ottenere una legge che il legislatore non ha previsto (ad esempio una legge a favore delle Isole Minori o per i trasporti marittimi interisole);
- per sensibilizzare l’attenzione dell’organismo pubblico su di un determinato problema (per esempio vogliamo più strutture sportive nelle nostre isole);
- abrogative, come nel caso della petizione contro l’istituzione del Parco, indirizzata al consiglio comunale, ( ma probabilmente da indirizzare ai vertici politico istituzionali regionali e nazionali in quanto l’istituzione del Parco delle Isole Eolie è una legge dello Stato, in questo caso la suddetta petizione avrebbe più un valore “politico” e nessun valore legale, in quanto i parametri per l’abrogazione di una legge sono ben al di sopra dell’intera popolazione eoliana.)
Nella mia esperienza di cittadino ed ex amministratore del Comune di Lipari mi sono trovato coinvolto, per motivi diversi, in alcune petizioni.
La prima che ricordo (e che giudicai profondamente sbagliata), era una petizione rivolta ad ottenere l’annullamento del progetto per la realizzazione della pista eliportuale per l’emergenza sanitaria nell’attuale sito per collocarla a Quattropani. I promotori erano, naturalmente, i proprietari dei fondi e gli abitanti dell’area limitrofa, e raccolsero oltre duemila (2000) firme contro tale progetto. Io, nella qualità di assessore, mi pronunciai contro tale petizione, insistendo con il Prefetto del tempo, il compianto Dott. Renato Profili, per mantenere l’originaria ubicazione. Sicuramente questa mia posizione non mi ha portato consensi elettorali nel Paese, ma ogni volta che l’elicottero arriva a Lipari e salva una vita umana, scusatemi, io vivo una mia piccola vittoria personale. Era una petizione sbagliata, non indicava nessun luogo alternativo serio, spostava il tutto a Quattropani, dove probabilmente un’altra petizione era pronta per chiedere di non realizzarla, provocando la perdita dell’opera, la perdita dei finanziamenti e alla lunga la perdita di vite umane.
La seconda petizione riguardava il progetto dei Porti così come proposti nel corso del 2007 da “Condotte d’Acqua” al Comune di Lipari. Si trattava, in questo caso, di una petizione contro un’idea progettuale ben definita accompagnata da elaborati grafici, stampati, relazioni; tuttavia, non si trattava di una petizione contro “i porti”, ma di una petizione che recitava “Porti sì, ma non così”. Anche quella petizione ha raccolto diverse migliaia di firme ma l’amministrazione Bruno e la maggioranza di consiglio comunale non hanno ritenuto di dover accogliere quella proposta di rigetto. Molto probabilmente, quando saranno presentati i progetti esecutivi per l’approvazione (se mai ci sarà da parte del consiglio) noi, i promotori di allora, proporremo un referendum, così come previsto dallo Statuto del Comune di Lipari, per cercare, democraticamente e secondo le regole, di ribaltare una decisione politica che non condividiamo. In questo secondo caso, come si può facilmente evincere, non si è tratta di una guerra contro un principio “Porti” o “Parco” ma di un diverso modo di vedere e pensare allo sviluppo del nostro arcipelago.
I consiglieri comunali, tutti e venti, rappresentano l’intera cittadinanza eoliana, sia quelli che hanno firmato la petizione, sia quelli (come me) che non l’hanno firmata, e proprio per il loro ruolo di rappresentanti di tutta la comunità devono avere gli strumenti, le informazioni, e tutto ciò che occorre per poter decidere e deliberare su come vogliamo lo sviluppo delle Isole Eolie. Nessuno può e deve credere di poter “condizionare” e/o “creare” timore nei consiglieri comunali che la pensano diversamente, nessuno si deve sentire minacciato nello svolgimento del proprio ruolo, sia d’accordo o no con la petizione, senza doversi preoccupare di altro se non di rispondere, in sede di consultazione elettorale del proprio operato ai cittadini, che potranno, liberamente e democraticamente, decidere di votarlo o non votarlo. Nessuno ha minacciato i consiglieri della maggioranza quando si sono allontanati dalla “Laurana” mentre i consiglieri di minoranza restavano a bordo nella certezza di difendere dei diritti fondamentali degli eoliani; il giudizio è stato espresso “dopo” non “prima” e, ribadisco, nessuno ha minacciato nessuno.
Le leggi, le regole, sono fondamentali per la tenuta di qualsiasi democrazia.
Noi eoliani, e forse qualcuno lo dimentica facilmente, siamo stati fra i popoli che per primi, già 2500 anni fa, si sono dati una Costituzione democratica, nella quale tutti erano uguali, con medesimi diritti e doveri, mentre in altre città greche regnavano i tiranni e le oligarchie
Ancora una volta mi auguro che daremo l’esempio in un Paese, in una nazione, che giorno per giorno, vede indebolita la propria Costituzione, le proprie regole di civile convivenza, nella quale un ministro, con delega al “nulla”, pensa bene di evitare di andare in Tribunale per rispondere di un possibile reato, trovando scuse banali. Una nazionale nella quale al posto delle leggi e delle regole democraticamente stabilite, il Presidente del Consiglio, si richiama ai sondaggi, domani forse si richiamerà agli indovini per finire con gli stregoni per dire “la gente è con me, posso fare tutto quello che mi pare”, stravolgendo la Costituzione e le regole democratiche che questo Paese si è dato dopo oltre un ventennio di dittatura ed una guerra abominevole nella quale il fascismo ci ha condotti.
Discutiamo, confrontiamo, parliamo, senza preconcetti, senza l’assillo di qualche improbabile compagna elettorale a venire, semplicemente pensando al meglio che possiamo ottenere per il nostro arcipelago, per le nostre isole, per la nostra comunità, pensando che forse una possibile risposta è “Parchi si, ma non cosi”.
Lipari 30 giugno 2010
Giuseppe La Greca