COMUNICATO STAMPA
Inizia l’incubo frane e alluvioni per molte città dopo le prime piogge di questi ultimi giorni. Da nord a sud la stagione autunnale riaccende i riflettori sulla fragilità del nostro territorio e l’Italia comincia a fare la conta dei primi danni, come accaduto ieri ad Atrani dopo l’esondazione del torrente Dragone. “Chiudere col cemento un corso d’acqua e costruire sul letto di un fiume –ci ha detto Gian Vito Graziano presidente dell’Ordine dei geologi di Sicilia a proposito dell’alluvione di Atrani-, vuol dire mettere tutti i mezzi per amplificare la fragilità territoriale e alterare negativamente il delicato equilibrio esistente. Occorre una seria politica di responsabilità verso il territorio perché dopo forum, convegni e meeting di ogni tipo dove noi geologi mettiamo in risalto tutte le criticità presenti sia nel sistema territoriale, sia nella gestione dello stesso, non è possibile assistere a questi eventi ad ogni inizio autunno”. Graziano mette l’accento anche su quanto successo sempre ieri sera a Palermo a causa di un violentissimo nubifragio: “Stamattina Palermo si è risvegliata in ginocchio, dopo il violento nubifragio di ieri notte. La città –ha continuato- è completamente allagata e ciò si deve anzitutto al continuo interramento dei vecchi canali oltre alla mancanza di manutenzione di quelli esistenti. I canali, presenti sin dalle più antiche dominazioni della città, hanno la delicatissima funzione di far defluire l’acqua da monte a valle ma attualmente sono pieni di sterpaglia e spazzatura di ogni tipo. Occorre un piano di riqualificazione idraulica del territorio comunale attualmente assente”. Il presidente ha concluso evidenziando che “si potrebbe cominciare dal recepimento del Dlgs n° 49 del 23 febbraio 2010 di attuazione alla direttiva comunitaria relativa alla valutazione e gestione rischio di alluvioni”.
Palermo 11.09.2010
Ufficio Comunicazione
Geologi di Sicilia