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martedì 12 giugno 2012

Casse comunali vuote? Ci si inventa la tassa sul matrimonio

Casse comunali vuote? Ecco la soluzione: la tassa sul matrimonio. Perché per sposarsi, si sa, non si bada a spese. E allora succede che a Latina qualcuno abbia pensato di lucrare perfino su questo settore. E' scritto nero su bianco in una proposta di regolamento che non lascia spazio a dubbi o a interpretazioni: si chiama “tariffario per la celebrazione dei matrimoni civili fuori dell'orario di servizio e nell'orario di servizio quando vengono celebrati in altre sedi”.
Così, a seconda del luogo scelto o del giorno della settimana, si può arrivare a sborsare perfino 550 euro. L'ultima trovata per far cassa arriva dalla maggioranza guidata dal sindaco Giovanni Di Giorgi, che a fronte di un costante aumento della domanda ha pensato bene di aprire un ventaglio di possibilità alle coppie in procinto di pronunciare il fatidico sì. Ma rigorosamente a pagamento. Ed ecco allora che, mettendo mano al portafogli, si aprono per i novelli sposi le porte dell'aula consiliare, del museo Cambellotti di Piazza San Marco, della Pinacoteca comunale, dei giardini del  palazzo comunale, del Procoio di Borgo Sabotino e perfino dei teatri. Luoghi finora inaccessibili alle coppie in abito nuziale, perché sarebbe stato impensabile aprire i locali nel week end, pagare ore di straordinario al personale, sostenere le spese per la pulizia e il ripristino dei luoghi. Peccato che, conti alla mano del consigliere d'opposizione Giorgio De Marchis, basterebbe un rimborso spese forfettario di appena 100 euro per coprire i costi. Il resto invece finisce evidentemente per finanziare il magro bilancio dell'amministrazione.
 La polemica del resto, nel capoluogo pontino, parte da lontano. Dopo il divieto categorico del Comune di celebrare i matrimoni di sabato e domenica, da due anni a questa parte le celebrazioni erano state tutte dirottate nella saletta di una piccola sede decentrata, in una zona defilata e anche un po' squallida rispetto alla centralissima piazza del Popolo. Con l'esclusione categorica del week end. Se l'obiettivo era quello di scoraggiare le richieste di matrimoni civili, l'amministrazione lo ha centrato in pieno. Le celebrazioni sono scese infatti dalle 150 alle 80 in un anno. A costo zero per gli uffici del Comune, ma con un discreto seguito di polemiche da parte degli sposi.
Ma ora evidentemente qualcuno ha fiutato l'affare. Così all'attenzione dell'aula consiliare è comparsa una bozza di regolamento tutto nuovo che estende la possibilità di sposarsi anche in orari al di fuori degli orari di servizio del personale, nel fine settimana e in luoghi più suggestivi del territorio. Tecnicamente è una vera e propria tassa sul matrimonio, che sale insieme alle pretese e alle ambizioni degli sposi.
La scelta più economica ricade nella sede decentrata di via Ezio, che nei giorni feriali costa 250 euro, il sabato e la domenica arriva a 350. A seconda della fascia oraria scelta e della location indicata dal Comune il costo varia poi dai 350 per i residenti nel capoluogo ai 550 per i forestieri, passando per le tariffe intermedie di 450 e 500 euro che dovranno sborsare le coppie che scelgono di impegnare il personale fuori dell'orario di servizio. La bozza, rispedita al mittente dall'opposizione, tornerà in aula consiliare la prossima settimana per l'approvazione. E il Pd è già pronto a dare battaglia, perché a conti fatti sarebbero sufficienti 100 euro di rimborso a copertura delle spese.

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