Casse comunali vuote? Ecco la soluzione: la tassa sul
matrimonio. Perché per sposarsi, si sa, non si bada a spese. E allora
succede che a Latina qualcuno abbia pensato di lucrare perfino su questo
settore. E' scritto nero su bianco in una proposta di
regolamento che non lascia spazio a dubbi o a interpretazioni: si chiama
“tariffario per la celebrazione dei matrimoni civili fuori dell'orario
di servizio e nell'orario di servizio quando vengono celebrati in altre
sedi”.
Così, a seconda del luogo scelto o del giorno della settimana,
si può arrivare a sborsare perfino 550 euro. L'ultima trovata per far
cassa arriva dalla maggioranza guidata dal sindaco Giovanni Di Giorgi,
che a fronte di un costante aumento della domanda ha pensato bene di
aprire un ventaglio di possibilità alle coppie in procinto di
pronunciare il fatidico sì. Ma rigorosamente a pagamento. Ed
ecco allora che, mettendo mano al portafogli, si aprono per i novelli
sposi le porte dell'aula consiliare, del museo Cambellotti di Piazza San
Marco, della Pinacoteca comunale, dei giardini del palazzo comunale,
del Procoio di Borgo Sabotino e perfino dei teatri. Luoghi finora
inaccessibili alle coppie in abito nuziale, perché sarebbe stato
impensabile aprire i locali nel week end, pagare ore di straordinario al
personale, sostenere le spese per la pulizia e il ripristino dei
luoghi. Peccato che, conti alla mano del consigliere d'opposizione
Giorgio De Marchis, basterebbe un rimborso spese forfettario di appena
100 euro per coprire i costi. Il resto invece finisce evidentemente per
finanziare il magro bilancio dell'amministrazione.
La polemica del resto, nel capoluogo pontino, parte da lontano.
Dopo il divieto categorico del Comune di celebrare i matrimoni di
sabato e domenica, da due anni a questa parte le celebrazioni erano
state tutte dirottate nella saletta di una piccola sede decentrata,
in una zona defilata e anche un po' squallida rispetto alla
centralissima piazza del Popolo. Con l'esclusione categorica del week
end. Se l'obiettivo era quello di scoraggiare le richieste di matrimoni
civili, l'amministrazione lo ha centrato in pieno. Le celebrazioni sono
scese infatti dalle 150 alle 80 in un anno. A costo zero per gli uffici
del Comune, ma con un discreto seguito di polemiche da parte degli
sposi.
Ma ora evidentemente qualcuno ha fiutato l'affare.
Così all'attenzione dell'aula consiliare è comparsa una bozza di
regolamento tutto nuovo che estende la possibilità di sposarsi anche in
orari al di fuori degli orari di servizio del personale, nel fine
settimana e in luoghi più suggestivi del territorio. Tecnicamente è una
vera e propria tassa sul matrimonio, che sale insieme alle pretese e
alle ambizioni degli sposi.
La scelta più economica ricade nella sede decentrata di via
Ezio, che nei giorni feriali costa 250 euro, il sabato e la domenica
arriva a 350. A seconda della fascia oraria scelta e della location
indicata dal Comune il costo varia poi dai 350 per i residenti nel
capoluogo ai 550 per i forestieri, passando per le tariffe intermedie di
450 e 500 euro che dovranno sborsare le coppie che scelgono di
impegnare il personale fuori dell'orario di servizio. La bozza,
rispedita al mittente dall'opposizione, tornerà in aula consiliare la
prossima settimana per l'approvazione. E il Pd è già pronto a dare
battaglia, perché a conti fatti sarebbero sufficienti 100 euro di
rimborso a copertura delle spese.
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