Da
una parte l’imposta di soggiorno,
cresciuta nel suo ammontare annuo da 150
milioni a 175 milioni di Euro (+17%), con un incremento del 28,5% di Comuni che nel breve volgere di pochi mesi
(da luglio ad oggi) sono passati da 332
a 426 pronti a riscuotere la tassa.
Dall’altra
l’Imu passata dai 320 milioni di Euro del 2010 (quando si chiamava Ici) ai 494 milioni di Euro (se l’aliquota
applicata è quella dello 0,76%) e/o ai 689 milioni di Euro (se l’aliquota è
quella dello 1,06%) di quest’anno,
pari ad incrementi che oscillano nell’ordine dal +54,5% al +115%.
“Alla
vigilia delle dimissioni del Governo
Monti, -afferma il Presidente
Federalberghi, Bernabò Bocca- allo scioglimento anticipato delle Camere ed all’avvio della campagna
elettorale, non possiamo non stigmatizzare il fatto che le imprese ricettive italiane rischino un default di massa.
“Un default capace di provocare nuova disoccupazione per almeno 50 mila
lavoratori -prosegue Bocca- e la chiusura
di 2/3 mila strutture ricettive
“L’impegno formale che sollecitiamo alle
forze politiche -conclude Bocca- è di porre
il turismo tra i punti primari dei loro programmi elettorali, per non
rischiare di regalare alla concorrenza internazionale quegli 83 miliardi di Euro di valore aggiunto
che annualmente produce il settore, pari al 6% del Pil”.
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