Assessore, amatissima e bergamasca. Com’è possibile?
“Non lo so, il fatto è che non mi sono mai sentita un’estranea lavorando con Rosario Crocetta, e in Sicilia sono stata accolta con affetto…”
Lei chiudeva la porta quando arrivava qualcuno?ù
“Stavo dentro le consuetudini, niente di strano. Nel Nord prevale la diffidenza, ognuno preferisce farsi gli affari propri. Qui si è più aperti, ed è per questo che mi sono guadagnata la fiducia di tanti”.
Ci sarà dell’altro, supponiamo.
“Mi auguro di sì. Ho accumulato una buona esperienza di lavoro, ho studiato tanto ed ho fatto ciò che mi veniva richiesto, credo, con puntualità e sollecitudine. E questo deve pur contare qualcosa. Ora mi viene data la possibilità di passare dall’altra parte…”
In che senso?
“Nel senso che finora ho eseguito, ora devo usare la creatività, assumere decisioni e portarle avanti. Più responsabilità, ma anche più fascino. Non sono in seconda fila, devo sviluppare una mia individualità. Una scommessa, anzitutto con me stessa”.
Ha sentito il desiderio di telefonare a Roberto Maroni e comunicargli il suo ingresso nel governo della Sicilia? In Padania questo non sarebbe stato possibile.
“Mi auguro che la scelta di Crocetta sia ripresa anche nelle aree della diffidenza, le risorse umane vanno utilizzate e valorizzate senza pregiudizi, con intelligenza. La diversità è ricchezza”.
Pensi, assessore, lei ha appena presentato con il suo collega, Dario Cartabellotta, l’iniziativa del “Born in Sicily” al Vinitaly. Un progetto identitario.
“Una buona idea, ma riguarda i prodotti siciliani, non le persone…”.
Giusto, ci mancherebbe. Ci dice com’è andata? La nomina è arrivata dopo un’incubazione, una meditazione, un confronto?
“Niente di tutto questo. Rosario non ne ha parlato con alcuno, nemmeno con me…”
Ci sta dicendo che si è ritrovata assessore regionale senza saperne niente?
“Proprio così, l’ho appreso dai giornali”.
E quando l’ha letto, a chi ha pensato di doverlo comunicare? La prima persona…
“Ho dovuto dapprima elaborare l’evento, ero un poco frastornata, poi ho chiamato mio fratello a Bergamo. Era emozionato più di me…”.
E i suoi genitori?
“Strafelici, orgogliosi, la loro figlia svolgeva un lavoro esecutivo. Mai avrebbero immaginato una cosa simile. Si sono meravigliati e, credo, la loro stima verso Rosario è aumentata considerevolmente. Dalle nostre parti non sarebbe stato possibile. Ora loro sono entrambi qui con me. Sono rimasta zitella, non ho avuto tempo da dedicare a me stessa…”.
Assessore, lei è giovanissima.
Certo, e nel governo siciliano ci sono altre colleghe quasi della mia stessa età. È un altro elemento positivo, che renderà più facile il mio compito. del resto non concepisco il mio assessorato come un comparto a sé, dobbiamo far prevalere il team, la squadra”.
Si è resa conto che è diventata un personaggio dall’oggi al domani e che non le hanno nuociuto per niente né l’origine bergamasca, né il suo ruolo di assistente del presidente?
“È questa la cosa più straordinaria, una condizione che mi dà forza. La mia amica, che ha costruito a mia insaputa la fanpage di Facebook, dice che sono diventata l’assessore ‘due punto zero’”.
Due punto zero nell’Isola delle donne…
“Già, è così”.
“Non lo so, il fatto è che non mi sono mai sentita un’estranea lavorando con Rosario Crocetta, e in Sicilia sono stata accolta con affetto…”
Lei chiudeva la porta quando arrivava qualcuno?ù
“Stavo dentro le consuetudini, niente di strano. Nel Nord prevale la diffidenza, ognuno preferisce farsi gli affari propri. Qui si è più aperti, ed è per questo che mi sono guadagnata la fiducia di tanti”.
Ci sarà dell’altro, supponiamo.
“Mi auguro di sì. Ho accumulato una buona esperienza di lavoro, ho studiato tanto ed ho fatto ciò che mi veniva richiesto, credo, con puntualità e sollecitudine. E questo deve pur contare qualcosa. Ora mi viene data la possibilità di passare dall’altra parte…”
In che senso?
“Nel senso che finora ho eseguito, ora devo usare la creatività, assumere decisioni e portarle avanti. Più responsabilità, ma anche più fascino. Non sono in seconda fila, devo sviluppare una mia individualità. Una scommessa, anzitutto con me stessa”.
Ha sentito il desiderio di telefonare a Roberto Maroni e comunicargli il suo ingresso nel governo della Sicilia? In Padania questo non sarebbe stato possibile.
“Mi auguro che la scelta di Crocetta sia ripresa anche nelle aree della diffidenza, le risorse umane vanno utilizzate e valorizzate senza pregiudizi, con intelligenza. La diversità è ricchezza”.
Pensi, assessore, lei ha appena presentato con il suo collega, Dario Cartabellotta, l’iniziativa del “Born in Sicily” al Vinitaly. Un progetto identitario.
“Una buona idea, ma riguarda i prodotti siciliani, non le persone…”.
Giusto, ci mancherebbe. Ci dice com’è andata? La nomina è arrivata dopo un’incubazione, una meditazione, un confronto?
“Niente di tutto questo. Rosario non ne ha parlato con alcuno, nemmeno con me…”
Ci sta dicendo che si è ritrovata assessore regionale senza saperne niente?
“Proprio così, l’ho appreso dai giornali”.
E quando l’ha letto, a chi ha pensato di doverlo comunicare? La prima persona…
“Ho dovuto dapprima elaborare l’evento, ero un poco frastornata, poi ho chiamato mio fratello a Bergamo. Era emozionato più di me…”.
E i suoi genitori?
“Strafelici, orgogliosi, la loro figlia svolgeva un lavoro esecutivo. Mai avrebbero immaginato una cosa simile. Si sono meravigliati e, credo, la loro stima verso Rosario è aumentata considerevolmente. Dalle nostre parti non sarebbe stato possibile. Ora loro sono entrambi qui con me. Sono rimasta zitella, non ho avuto tempo da dedicare a me stessa…”.
Assessore, lei è giovanissima.
Certo, e nel governo siciliano ci sono altre colleghe quasi della mia stessa età. È un altro elemento positivo, che renderà più facile il mio compito. del resto non concepisco il mio assessorato come un comparto a sé, dobbiamo far prevalere il team, la squadra”.
Si è resa conto che è diventata un personaggio dall’oggi al domani e che non le hanno nuociuto per niente né l’origine bergamasca, né il suo ruolo di assistente del presidente?
“È questa la cosa più straordinaria, una condizione che mi dà forza. La mia amica, che ha costruito a mia insaputa la fanpage di Facebook, dice che sono diventata l’assessore ‘due punto zero’”.
Due punto zero nell’Isola delle donne…
“Già, è così”.
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