Cari lettori,
dai tabulati in mio possesso di questi anni passati, ho potuto rilevare una forte diminuzione di posti riguardante la scuola dell’infanzia in Italia, isole comprese.
Credo che un appello sia necessario a tutte le forze istituzionali, in difesa di quest’ordine di scuola di cui hanno diritto bambini e bambine da tre ai sei anni.
Invece, carissimi lettori, chi non ha nessun interesse sociale, non si accorge che essa vive una vera e propria emergenza.
I motivi sono molteplici alcuni visibili a tutti:
a)I tagli del governo Berlusconi hanno interrotto quel processo di generalizzazione necessario per mantenere i giusti equilibri;
b)Gli enti locali, in estrema difficoltà per il patto di stabilità, stentano a confermare l’attenzione e i contributi necessari per il buon funzionamento di essi;
c)le famiglie aggredite dalla crisi tendono a risparmiare anche nella formazione garantendo la frequenza solo per mezza giornata scolastica, non consapevoli dell’importanza che è una vera e propria scuola, per i bambini e le bambine dai tre anni ai sei anni, incardinata nel primo ciclo d’istruzione.
d) L’inaccettabile “freddura “da parte di tutte le istituzioni scolastiche che spesso non considerano che sia lì che si comincia a garantire a tutti il diritto all’istruzione e a un’armoniosa crescita cognitiva e relazionale.
E’ necessario che lo Stato intervenga con urgenza, perché, secondo me, la conoscenza soprattutto in quella tenera età non è un costo ma una risorsa necessaria per la crescita graduale dei bambini. Occorre: riavviare il processo di generalizzazione, investendo di più; aumentando il numero delle sezioni e istituzionalizzare l’obbligo della frequenza del terzo anno; occorre puntare sugli effetti positivi che una scuola materna responsabile possa essere un percorso caratteristico per la vita delle persone; occorre offrire a tutti un ambiente pensato alle esigenze dei bambini.
Cari Dirigenti, docenti, genitori, la situazione attuale rappresenta una sconfitta per tutti perché prefigura un futuro peggiore per i nostri bambini e bambine, in modo particolare in quelle zone disagiate come quelle di montagne o piccole isole. Chi non ci sta al detto” si cominci da qui, dalla scuola di tutti e di ognuno”, faccia un atto di responsabilità: si dimetta e riconosca con onestà che deve cambiare mestiere.
Cordialmente, prof. Bartolo Pavone
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.