Il MINISTERO della Salute rispedisce indietro il piano "salvapunti nascita" appena varato dalla giunta Crocetta. Il motivo? Il progetto che grazia sette dei ventotto reparti di maternità chiusi per decreto perchè al di sotto degli standard di sicurezza dei 500 parti all'anno andava scritto assieme a Toscana e Veneto, le altre due regioni scelte come capofila che, però, non hanno fatto nulla. Nell'attesa rimangono congelati i 28 milioni di euro messi a disposizione da Roma per rendere sicuri i presidi di frontiera. E così le future mamme che abitano a Pantelleria, Mistretta, Santo Stefano di Quisquinia, Bronte, Nicosia e Mussomeli continueranno a partorire in trasferta.
La comunicazione è arrivata via fax agli uffici di piazza Ottavio Ziino. Il ministero si congratula per il piano di "ottimizzazione dell'assistenza sanitaria nelle piccole isole e nelle località disagiate" presentano dall'assessore Lucia Borsellino. Ma - ecco la doccia fredda - per ottenere il via libera deve essere concertato con Veneto e Toscana. Sì perchè il bando ministeriale per accedere al finanziamento milionario affida alle tre regioni il compito di scrivere un progetto unico articolato in tre sezioni. Alla Sicilia spetta la parte relativa all'assistenza territoriale, mentre alla Toscana l'aspetto dell'integrazione tra ospedale e territorio e al Veneto quello dell'emergenza.
Ma solo la Sicilia ha fatto i "compiti a casa", mettendo subito nero su bianco il progetto, anche sotto la pressione delle proteste di piazza cittadini e sindaci Veneto e Toscana, invece, hanno continuato a prendere tempo. Tanto che piazza Ottavio Ziino ha deciso di presentare da sola il piano al tavolo ministeriale. Ricevendo però un altolà. Dall'assessorato spiegano che ieri gli uffici hanno riscritto una nuova scheda progettuale che contiene anche le aree di intervento di Veneto e Toscana e l'hanno già spedita alle due regioni ritardatarie per l'approvazione.
Mentre l'iter si allunga, continuano le barricate delle donne di Pantelleria che ormai da settimane presidiano l'ospedale dell'isola contro la chiusura, a dicembre scorso, del punto nascita. Per Monica Modica, che per il movimento "Il Megafono" ha la delega per le problematiche delle isole minori, <<tra quanto annunciato e la realtà la differenza è davvero tanta, perchè - attacca - e la politica vive di tempi lunghi e spesso anche proclami, le mamme non possono aspettarli. Serve una deroga immediata alla chiusura, per consentire, intanto, a quelle mamme gravide di partorire sulle proprie isole>>.
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