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mercoledì 11 febbraio 2009

Trasporti in crisi. Tirrenia, i lavoratori invocano certezze

Situazione in alto mare per i dipendenti del Gruppo Tirrenia. Il progetto del Governo di privatizzare la compagnia di navigazione entro la fine dell'anno non convince sindacati e lavoratori. Il piano di Palazzo Chigi prevede lo spacchettamento del gruppo, la sostituzione dell'attuale vertice aziendale e la nomina di un commissario straordinario. Nessuna parola da parte del ministro di Infrastrutture e Trasporti Altero Matteoli sulla sorte dei tremila lavoratori e dei circa mille dell'indotto. I dipendenti dovrebbero poi passare a Toremar, Siremar, Saremar e Caremar, le quattro società regionali controllate dall'azienda pubblica che gestiscono le rotte per Toscana, Sicilia, Sardegna e Campania. Il rischio è che in questo passaggio molti si ritrovino senza lavoro. I sindacati chiedono dunque più tempo all'Esecutivo per trovare il modo migliore per mantenere intatti i livelli occupazionali.
"La vertenza della compagnia di navigazione - spiega Vincenzo Esposito, di Uil Trasporti - e' stata aggravata dall'ultimo provvedimento legislativo nazionale che prevede il finanziamento di soli 65 milioni di euro per ciascuno degli anni 2009, 2010 e 2011 a fronte dei 210 milioni necessari per garantire il servizio in tutto il Paese". I soldi stanziati dal Governo quindi non sono sufficienti per garantire tutte le rotte. "Servirebbero altri 46 milioni - aggiunge Esposito - altrimenti alcune linee potrebbero essere soppresse. Ognuna di queste dà lavoro a 225 persone". Per il corresponsabile marittimo della Cgil Trasporti, Salvatore Borriello, "realtà come Torre del Greco ed Ercolano, che forniscono l'80% della forza lavoro della Caremar, rischiano di essere messe in ginocchio dalla privatizzazione della Tirrenia".