(Valerio Pietrantoni- da finanza in chiaro)Qualche anno fa nelle campagne promozionali di "Italia Nostra" spiccava un manifesto semplice ma assai significativo. Sullo sfondo una montagna o un luogo di mare e in primo piano una domanda con tanto di punto interrogativo: come si fa a difendere e valorizzare nel migliore dei modi un bel luogo o un bel paesaggio? E la risposta era semplice: "Lasciarlo com'è".
Sembra banale ma è la chiave di tutti i problemi legati alla gestione dell'inestimabile patrimonio paesaggistico del nostro paese.
La nostra piccola Italia incastonata nel mezzo del Mediterraneo, con tutti i suoi limiti e i suoi difetti, ha la fortuna di essere uno dei paesi più "ricchi "del mondo. Non solo può vantare un patrimonio artistico e architettonico senza pari con decine e decine di città sedi di capolavori, chiese, palazzi e musei invidiatici da tutto il mondo, ma si ritrova anche straordinari luoghi di mare e di montagna riconosciuti come "perle naturalistiche".
La promozione delle Dolomiti e delle Isole Eolie a Patrimonio Mondiale dell'Unesco è solo la punta di un iceberg fatto di centinaia di località uniche al mondo ognuna delle quali merita un viaggio o un'escursione.
Le Tre Cime di Lavaredo, il Cervino, Stromboli e Filicudi sono come la Cappella Sistina e meritano quindi di essere protette e trattate nello stesso modo. E lo stesso vale per esempio per le Alpi Apuane, il Gargano, Pantelleria e via dicendo.
Purtroppo però c'è l'altra faccia dell'Italia. Cementificazioni massicce, inutili autostrade, piani edilizi scriteriati se non addirittura criminali hanno già distrutto o compromesso luoghi fantastici. Ignoranza, poca lungimiranza e fame di facili guadagni hanno fatto danni incalcolabili in svariate località delle Alpi e degli Appennini deturpate da un numero eccessivo di impianti di risalita e paradisi come il Nord della Sardegna e lunghi tratti delle coste di Sicilia e Calabria occupati selvaggiamente da obbrobriose costruzioni.
Insomma, siamo depositari di uno straordinario patrimonio ma molto spesso non siamo in grado né di difenderlo né di sfruttarlo. E assai bene ha fatto il presidente Giorgio Napolitano nel suo monito di ieri alle autorità di governo ma anche ai singoli cittadini. "Contano - ha sottolineato - i comportamenti di ciascuno che non devono essere rivolti al cieco soddisfacimento di interessi particolari, ma alla salvaguardia della ricchezza comune, anche nell'interesse dei nostri figli e delle generazioni future".
E in tutto ciò c'è anche un altro fondamentale aspetto. Come ha fatto ben intendere il capo dello Stato, puntando veramente sul nostro patrimonio paesaggistico si potrebbe rilanciare un'enorme componente dell'economia nazionale. Sul fronte del turismo, negli ultimi anni, abbiamo fatto passi indietro e siamo stati superati da paesi che le nostre bellezze neppure se le sognano. Abbiamo pensato di poter vivere di rendita. Ma non è stato così. Non basta più. Sul turismo bisogna investire, pianificare, valorizzare e soprattutto difendere con i denti le cose che abbiamo solo noi e promuoverle nel mondo. Prima c'era il passaparola e i racconti degli artisti e degli uomini di cultura che nei secoli hanno visitato il nostro Paese. Ora con Internet è più facile. Ma bisogna crederci. Lavorare a una sorta di new economy verde a difesa del nostri monumenti naturistici. Si tratta, forse, di rinunciare a facili guadagni ora ma a creare nuovi posti di lavoro, ricchezza e prospettive. Pil e appeal.
Per rimanere alle Dolomiti tanto celebrate in questi giorni, ha ragione Reinhold Messner quando dice che bisogna difendere le montagne dalle macchine chiudendo il traffico sui passi durante le ore del giorno e chiudere strade come quella che arriva alle Tre Cime di Lavaredo permettendo l'accesso solo a bus pubblici e navette.
Per vedere una cosa unica al mondo la gente è disposta a pagare e a fare sacrifici.