La vicenda della Compagnia di navigazione Tirrenia A pochi giorni dal flop della dismissione, il commissario straordinario Giancarlo D'Andrea, nominato appena 72 ore fa, ha depositato il ricorso per la dichiarazione dello stato di insolvenza. E ora si attende che i giudici fissino l'udienza. Dopo di che per il gruppo si profila il rischio "spezzatino".
Intanto Mediterranea Holding, la newco che si è aggiudicata la gara per poi vedersela annullare una settimana dopo, non molla: ieri, a Catania, si è riunito il consiglio di amministrazione del gruppo. Un incontro fiume che, pur senza decidere sull'aumento di capitale del quale si era parlato, ha deciso di proseguire «l'azione intrapresa per l'acquisizione di Tirrenia e Siremar», ma anche di convocare l'assemblea per fine agosto e di confermare la «piena fiducia» nel presidente Salvatore Lauro, dopo le polemiche sollevate nei giorni scorsi dall'amministratore delegato Alexandros Tomasos. Di certo Mediterranea non molla e certa sembra anche l'ipotesi che saranno adite vie legali, come affermato esplicitamente da Raffaele Lombardo, impegnato in prima persona, dato che la Regione, con il suo 37%, è il socio principale della cordata.
Di certo ci sono gli sviluppi «romani». Il commissario straordinario, ha confermato il professor Andrea Zoppini che lo assiste, ha depositato al tribunale fallimentare di Roma l'istanza della procedura Marzano modificata per Alitalia. Dalla dichiarazione di insolvenza il commissario avrà 180 giorni di tempo per la presentazione del piano di risanamento. Il commissario ha anche il potere di iniziare un iter che può condurre, in base alla legge Marzano, a operazioni di cessione e di utilizzo di beni, di aziende o di rami di aziende dell'impresa. Iniziando così lo "spezzatino" tanto temuto dai sindacati.
«Si stanno creando le condizioni perchè Tirrenia diventi un'altra Alitalia, ma questo non è il caso perchè le passività del gruppo sono molto inferiori al patrimonio aziendale: Tirrenia è un'azienda che se la metti sul mercato vale», denuncia il segretario generale della Uil trasporti Giuseppe Caronia, sottolineando che i lavoratori sono stati ingannati dal Governo e da Fintecna e «sono rimasti vittime di una colossale e premeditata messa in scena», visto che «oltre che lo scontato e forzato fallimento della gara, tutto è stato previsto nei particolari».
Per evitare lo "spezzatino" dell'Alitalia dei mari una strada percorribile sarebbe quella di indire una gara solo per Tirrenia, senza il peso della controllata siciliana Siremar: soluzione avanzata dal patron di Moby Lines Vincenzo Onorato che si è già detto pronto, in quel caso, a comprarla.
I sindacati tornano intanto a chiede un incontro immediato col commissario D'Andrea, le cui assicurazioni di voler convocare alla fine di agosto a Roma le organizzazioni sindacali «non solo non ci rassicurano per niente – afferma Caronia – ma ci fanno agitare ancora di più».
«Il totale disastro deve e può essere evitato», dice Franco Nasso della Filt Cgil, che richiede «precisi impegni da parte della Presidenza del Consiglio e del Commissario per la tutela dell'occupazione e dei diritti dei lavoratori» e per evitare «qualsiasi forma di smembramento».