Una compilation selezionata con cura dal padrone di casa all'insegna della contaminazione: dalla sonata di Beethoven eseguita da Glenn Gould al Fado di Dulce Pontes, dall'aria mozartiana del Don Giovanni a "Let me live" dei Queen, con una divagazione sulla canzone napoletana in onore degli ospiti più illustri.
Giorgio Napolitano e sua moglie Clio, habituè dell'isola, per nulla al mondo avrebbero rinunciato all'appuntamento in casa Contri, frequentato ormai da dieci anni.
Certo, il rischio di mancarlo, di dover rientrare di corsa a Roma se la crisi politico-istituzionale avesse subito un'accelerazione, era alto.
"In effetti il Paese sembra in stato confusionale" aveva confidato con preoccupazione il capo dello Stato agli amici più cari, già qualche giorno fa, stigmatizzando le troppe parole in libertà fiorite in questa calda vigilia ferragostana e ribadendo tuttavia di non avere "alcuna idea precostituita" rispetto alla prosecuzione o meno della legislatura, dal momento che "il percorso che il presidente della Repubblica deve seguire è indicato con chiarezza nella Costituzione".
E così lunedì sera la coppia presidenziale si è presentata, puntuale e informale, sul terrazzo tra ulivi e lecci secolari strappati all'assedio dei rovi. Camicia bianca fuori dai pantaloni e golf rosso allacciato sulle spalle, lui; una cappa in seta grigio perla con sandali in tinta, lei. Napolitano e consorte hanno applaudito la selezione di brani musicali commentata da Contri ("Che non duri più di un'ora" lo aveva ammonito per gioco il presidente) e poi cenato con le pietanze tipiche della cucina regionale italiana - dalle frittatine di pasta alle cotolette alla milanese, fino al babà fatto arrivare da Napoli - che come rito vuole ciascun ospite aveva portato in dono a Caterina Longanesi, schiva ed energica padrona di casa.
Il presidente sorride e posa paziente accanto agli ospiti che chiedono una foto. Ringrazia Contri per avergli fatto ascoltare un pezzo a lui sconosciuto, "Lascia ch'io pianga", in cui la tromba di Paolo Fresu dialoga con il piano di Uri Caine. Preferisce non parlare in dettaglio della situazione politica attuale.
La cautela resta la stella polare, ma qualche riflessione viene affidata alle persone che conosce bene, di cui si fida. "Siamo in un gran bailamme" sussurra. E a chi lo incoraggia ad andare avanti, indicando lui come unico scoglio cui aggrapparsi tra le onde, Napolitano risponde: "Io ho il dovere di mantenere la speranza, per me è un punto programmatico". Pur senza nascondere che "viviamo un periodo incertissimo" perché mai come ora è difficile per chiunque "valutare le convenienze e pesare le incognite".
Sarà anche per questo che i nove giorni di vacanza a Stromboli rimarranno gli unici della sua estate 2010. Domani si torna a Roma.