(Da La Repubblica.it) "Prima di chiederlo a Fini, dovrebbe essere Berlusconi a dimettersi perché è sotto processo. E con lui si dovrebbero dimettere, per lo stesso motivo, i ministri Matteoli, Fitto e il sottosegretario Bertolaso". Se il capo del governo pensava che la quotidiana manganellata mediatica, fermasse gli uomini del presidente della Camera, si dovrà ricredere.
Cala la sera a Filicudi, quando Italo Bocchino lancia l'ultima sfida. Le probabilità che Fini si dimetta "sono pari a zero". E certo, prima di lui, "che non è nemmeno sotto processo", toccherebbe ad altri, in primis a Silvio Berlusconi, "al contrario imputato in più processi", e ad altri esponenti del suo governo, farsi da parte e lasciare la poltrone.
Bocchino, lei sta dicendo parole pesanti."
Sono parole adeguate alla situazione. Se vanno avanti di un solo passo siamo alla crisi istituzionale. La sta aprendo il presidente Berlusconi, consapevolmente o inconsapevolmente, nel momento stesso in cui chiede le dimissioni del presidente della Camera. E' una deriva pericolosa, gravissima. La nostra Costituzione prevede che il presidente del consiglio dipenda dal Parlamento che gli dà la fiducia ma il Parlamento non può e non deve dipendere dal governo".
Il presidente della Camera è la terza carica dello Stato.
"Appunto. E un governo che ne chieda le dimissioni apre una seria ferita istituzionale, viola il principio della leale collaborazione tra i poteri dello Stato".
Fini comunque non ha alcuna intenzione di dimettersi.
"Mi chiedo come faccia Berlusconi a pretendere un passo del genere, proprio lui che è imputato in più processi, così come lo sono Matteoli, Fitto e Bertolaso. Noi non abbiamo mai chiesto le loro dimissioni. Pensiamo che debbano continuare a fare il loro lavoro e che la magistratura debba esprimersi".
Comunque, al caso, lei dice: se qualcuno deve saltare quello non è Fini.
"Certo. Si dimettano prima gli altri".
C'è da dire che Berlusconi in questi giorni ufficialmente non si è pronunciato...
"Ci sono prove inconfutabili che lui sia il mandante di tutta l'operazione. Le dimissioni le ha chieste il portavoce del suo partito, Daniele Capezzone, e lui non lo ha mai smentito. L'altra prova è la raccolta di firme contro Fini avviata da "Il Giornale" che è una sua proprietà".
A questo punto si va alla crisi.
"Non saremo certo noi ad aprirla. Noi non lavoreremo mai a scenari alternativi rispetto a quello emerso dal voto, mai ad alleanze con la sinistra. E' chiaro però che quando lo scontro esce dall'alveo della politica e approda ad un livello istituzionale e personale, il viottolo per risolvere i problemi si fa sempre più stretto".
E allora che cosa chiedete?
"Esigiamo come precondizione il rispetto del ruolo istituzionale e politico di Gianfranco Fini. Non possiamo più stare a guardare gli avvoltoi, non possiamo più tollerare che il presidente della Camera sia quotidiano bersaglio della stampa berlusconiana".
Quindi stop alla richiesta di dimissioni. E poi?
"E poi si può tornare a far politica. Berlusconi convochi un vertice di maggioranza con i tre gruppi, Pdl, Lega e Futuro e Libertà, e si vada ad una verifica su come proseguire l'azione di governo e il lavoro parlamentare. Noi garantiamo tre cose: L'ancoraggio al centrodestra; la fedeltà al mandato elettorale ricevuto sulla base del programma con il quale ci siamo presentati; e la disponibilità a sostenere il governo fino all'ultimo giorno della legislatura".
Bocchino, scusi, allo stato dei fatti, sembra fantascienza. Tra di voi volano gli stracci.
"Lo ripeto. Se ha sensibilità istituzionale, Berlusconi deve fermare gli uomini del suo partito e i lanciatori di stracci dei giornali di sua proprietà".
Più facile si apra la crisi e poi si vada ad elezioni.
"Lo scenario alternativo lo può costruire solo Berlusconi. Ma non è detto che dalla crisi si arrivi alle elezioni. Non dimentichiamoci che il presidente della Repubblica ha il dovere di verificare il parere dei gruppi parlamentari e in quel contesto è indubbio che, a causa dello spirito di sopravvivenza dei singoli, potrebbe materializzarsi una maggioranza contraria alle elezioni. Difficile dire che tipo di maggioranza e per fare cosa".
C'è da immaginarsi un presidente della Repubblica allarmato da una situazione così deteriorata e addirittura del possibile insorgere di una crisi istituzionale."Nessuno può interpretare il suo pensiero ma, conoscendo lo spessore di Napolitano, sarà certamente preoccupato di quel che sta accadendo. Sono convinto che garantirà sempre la libertà di espressione degli organi costituzionali e quindi anche la libertà di espressione del presidente Fini".
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