erso le elezioni anticipate. «L'approvazione del bilancio – ha
dichiarato il presidente della Regione Raffaele Lombardo nell'incontrare
i giornalisti per commentare la portata delle norme finanziarie
approvate all'alba di ieri – è l'ultimo atto importante di questa
esperienza, su questo non ci sono dubbi».
Confermando, con queste
parole, quanto anticipato nei giorni scorsi circa la sua intenzione di
dimettersi «prima che un giudice emetta una sentenza di rinvio a
giudizio o di assoluzione». E l'udienza, nel corso della quale dovrebbe
essere decisa dalla magistratura catanese l'archiviazione dell'inchiesta
a suo carico in merito a possibili contiguità con la mafia o il rinvio a
giudizio, è fissata per il 9 maggio.
«Il Presidente della Regione– ha ribadito a questo punto Lombardo – non sarà sfiorato da un verdetto».
«Valuteremo
- ha aggiunto - con i nostri alleati e le posizioni sono simili.
Insieme definiremo la nostra linea. Prevarrà una scelta politica che non
sarà influenzata da una vicenda giudiziaria che non mi riguarda».
La
decisione, se le dimissioni del presidente della Regione arriveranno a
giorni, dopo la seduta dell'Ars voluta da Lombardo per chiarire la sua
posizione circa l'inchiesta giudiziaria a suo carico, già programmata
per il 26 aprile, in modo che si possa votare entro giugno, o se saranno
presentate più avanti, in modo che si vada a votare ad ottobre, sarà
assunta a breve, a conclusione dell'incontro di vertice con i
rappresentanti dei partiti che sostengono il governo.È certo, comunque,
che le elezioni per il rinnovo dell'Ars e per il nuove presidente della
Regione, a prescindere dalla vicenda personale di Lombardo. saranno
anticipate per almeno due motivi. Il primo lo ha indicato lo stesso
Lombardo quando, nel corso della conferenza stampa, ha affermato:
«Discutendo con gli alleati ci siamo resi conto di come la
contemporaneità tra elezioni politiche e regionali finirebbe col creare
una interferenza. Le logiche romane dei partiti, insomma, potrebbero
ricadere sugli equilibri siciliani, non consentendo alleanze basate su
ragionamenti indipendenti». «Nel caso in cui, ad esempio, dovessero
essere le elezioni nazionali ad arrivare prima della scadenza naturale –
ha aggiunto – allora si dovrebbe ragionare al contrario, e spostare più
in là possibile quelle regionali».
Il che è abbondantemente
dimostrato. Ogni volta, infatti, che (per la prima volta nel 76) le
elezioni dell'Ars e per il Parlamento centrale sono state abbinate, sono
sempre prevalsi temi e ideologie nazionali. «L'influenza operata dalle
politiche nazionali – ha detto ancora Lombardo – va letta nel senso di
un possibile ricompattamento di certe forze che, al momento, non sono
convinte di riproporre i vecchi schemi del centrodestra o quelli della
cosiddetta foto di Vasto».
Il secondo motivo, meno confessabile da
parte degli interessati, che premono perché si vada a votare subito, è
da cercarsi nella riforma costituzionale dello Statuto all'esame del
Senato, per cui, fra un anno, alla scadenza naturale della legislatura i
deputati da eleggersi dovrebbero essere 70, mentre ora sono ancora 90 e
almeno 20 degli attuali inquilini di Sala d'Ercole potrebbero non
essere confermati. Non è, infatti, un caso che Antonello Cracolici.
capogruppo del Pd, il maggior partito della coalizione che sostiene il
governo Lombardo, subito dopo l'approvazione del bilancio e della
finanziaria, abbia dichiarato: «Col voto di stanotte si è consumato
l'ultimo atto di questa legislatura. Andare avanti così per un anno è
impensabile, sarebbe un logoramento per tutti. A questo punto con le
forze che sostengono questo governo e con quelle – con chiaro
riferimento a Udc e Sel – che stanno dentro e fuori il Parlamento e che
hanno voglia di portare avanti il processo riformista, dobbiamo
discutere e concordare insieme come e quando andare al voto ed ottenere
una legittimazione popolare della nostra gente».
Ma chi, più di
altri, e magari con qualche successo all'interno del Pd ha attaccato
questo partito per il sostegno a Lombardo è stato, finora il portavoce
nazionale di Italia dei Valori Leoluca Orlando che, appena ieri, ha
definito vergognosa tale alleanza. E contro di lui il presidente della
Regione ha puntato il dito accusatore affermando: «Orlando si conferma
per quello che è: uno sciacallo che non ha mai mosso un dito contro la
mafia o un mafioso, ma che ha usato argomenti di antimafia
strumentalmente per attaccare i suoi avversari politici».
Non gli ho
mai sentito esprimere– ha ricordato – una parola negativa contro Riina o
Lo Piccolo, ma sui vari Andreotti o Lima coi quali ha convissuto e
attraverso i quali si è costruita una buona parte della sua fortuna
politica. E di alcuni passaggi ero testimone. Mi auguro che i
palermitani non eleggano loro sindaco».
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