Caro
direttore,
mentre
attorno – a detta di autorevoli opinionisti – infervora una campagna elettorale
poco emozionante e i programmi dei candidati sfigurano di fronte alle argute
osservazioni di esperti propensi al “nuddismo” (nuova forma di qualunquismo virtuale)
e al pronostico da sala del bingo, la chiesa di Santa Caterina, nel complesso
monumentale del Castello di Lipari, sta ospitando un’iniziativa culturale
veramente degna di nota. Mi riferisco alla mostra “Contaminazioni”, ideata e curata
da Maria Clara Martinelli, Michele Bellamy Postiglione e Michele Benfari, che non
soltanto offre l’accostamento inedito (almeno per il nostro Museo) tra arte e
archeologia, ma rappresenta un esperimento sociale di grande interesse:
coniugare in un unico percorso espositivo elementi del patrimonio museale, e
dunque pubblico, e quelli provenienti dal collezionismo privato. Molte raccolte
e collezioni si nascondono nelle nostre isole; alcune comprendono stampe
geografiche, libri rari, oggetti della cultura contadina e marinara, ceramiche
e mattonelle di maiolica, opere d’arte, cartoline d’epoca, persino insetti, mentre
altre restano note esclusivamente al collezionista che le ha radunate. Eppure,
ognuna è come un frammento di un grande patrimonio diffuso, che un oculato lavoro
di censimento, recupero e coinvolgimento diretto potrebbe fare emergere dalla
dimensione privata. Ciò presenterebbe un duplice vantaggio: raggiungere la più
ampia condivisione di un risveglio culturale, fase decisamente auspicabile ma
che può avere luogo soltanto attraverso la partecipazione della comunità, nelle
sue più insospettabili e varie espressioni; in secondo ma non trascurabile
luogo, attraversando tempi di “vacche magre”, ogni contributo diviene
essenziale per mettere in moto un meccanismo virtuoso ed efficace, a dispetto
di risorse veramente contenute. Sento di dovere pertanto ringraziare i curatori
e tutto il personale del Museo Archeologico “L. Bernabò Brea”, ai quali va la
mia ammirazione per avere raggiunto con semplicità un obiettivo veramente
innovativo, e di invitare chi legge a visitare questa bellissima mostra,
augurandomi che altre ne vengano presto “contaminate”.
Cordialmente
Pietro
Lo Cascio
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