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giovedì 10 gennaio 2013

"La responsabilità che deve assumersi chi decide d'insegnare..." (di Lino Natoli)

Le vacanze sono finite, si torna a scuola. Prima che i panettoni impervessassero rendendoci tutti più buoni scrissi che il mal tempo pregiudicava pericolosamente la salute dei fragili insegnanti. Qualcuno che fa diligentemente il suo dovere, a ragione, se ne è lamentato. È difficile individuare e separare il particolare quando si segnala un problema generale, mi spiace; tuttavia il meritevole perseveri, nonostante quello che si dice o si scrive in giro.
Qualcun altro, invece, si è posto inevitabili interrogativi che mi riguardano: chi è? che interesse ha? perché lo fa? Nonostante le domande, benché dirette, mi siano giunte per vie traverse, rispondo cercando di evitare gli stessi tortuosi sentieri. In effetti ho un interesse. Non quello immediato di genitore, né quello di aspirante insegnante, semplicemente l'interesse di chi ha deciso di vivere in questa comunità e che non ha nessuna intenzione di assistere al suo declino rimanendo nell'indifferenza.
Per chi semplicemente lavora da queste parti, per chi ci passa le vacanze, per chi si limita a trascorrervi un periodo di tempo osservandoci con il distacco aristocratico dell'antropologo da salotto,  il problema potrà sembrare anche di poco conto, eppure non è così. In tempo di crisi, le isole stanno vivendo una riduzione dei servizi che rischia di riportarci indietro di mezzo secolo, e tuttavia sono convinto che riusciremo a resistere ugualmente. Sopravviveremo alla chiusura del tribunale, ci adegueremo alla riduzione dei trasporti pubblici, ci adatteremo alla chiusura parziale dell'ospedale, ma al degrado della scuola no, a quello non potremo sopravvivere.
Per una comunità, soprattutto se microscopica come la nostra, la scuola diventa un'istituzione vitale, l'unico strumento possibile di crescita, di sviluppo, di salvaguardia dell'identità e della capacità critica dei giovani. Se la scuola fallisce il suo compito, limitandosi a produrre semianalfabeti incapaci di giudicare con un proprio criterio ed in piena autonomia il mondo, la comunità muore e ciò che resta diventa facile preda del primo che passa. In Sicilia non è difficile immaginare chi possa essere a passare per primo.
Abbiamo resistito a periodi durissimi, vissuto la povertà, l'emigrazione, l'isolamento, poi l'assalto della speculazione e della ricchezza ingovernata che ha prodotto benessere e insieme sottosviluppo. Eppure, nel bene e nel male, abbiamo saputo tutelare la nostra identità di popolo, e non è un caso se in tutte queste vicende la scuola di Lipari ha mantenuto sempre un livello di qualità tale da alimentare la crescita della comunità producendo istruzione ed educazione alla convivenza. Adesso le cose sembrano cambiare, proprio sul piano dell'istruzione e della convivenza civile. Distrutta l'istruzione, esaurita la capacità critica non rimarrà più nulla: questa è la responsabilità che deve assumersi chi decide d'insegnare, ovunque lo faccia. Per questo dobbiamo tenere gli occhi aperti sulla scuola, per preservarla e per salvare noi stessi. Questo è il mio interesse e mi spiace se confligge con altri interessi. Ma se per qualcuno è solo una questione familiare e di lavoro, per noi è una questione di sopravvivenza.
Lino Natoli

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