Qualcun altro, invece, si è
posto inevitabili interrogativi che mi riguardano: chi è? che interesse ha?
perché lo fa? Nonostante le domande, benché dirette, mi siano giunte per vie
traverse, rispondo cercando di evitare gli stessi tortuosi sentieri. In effetti
ho un interesse. Non quello immediato di genitore, né quello di aspirante
insegnante, semplicemente l'interesse di chi ha deciso di vivere in questa
comunità e che non ha nessuna intenzione di assistere al suo declino rimanendo
nell'indifferenza.
Per chi semplicemente lavora da
queste parti, per chi ci passa le vacanze, per chi si limita a trascorrervi un
periodo di tempo osservandoci con il distacco aristocratico dell'antropologo da
salotto, il problema potrà sembrare
anche di poco conto, eppure non è così. In tempo di crisi, le isole stanno
vivendo una riduzione dei servizi che rischia di riportarci indietro di mezzo
secolo, e tuttavia sono convinto che riusciremo a resistere ugualmente.
Sopravviveremo alla chiusura del tribunale, ci adegueremo alla riduzione dei
trasporti pubblici, ci adatteremo alla chiusura parziale dell'ospedale, ma al
degrado della scuola no, a quello non potremo sopravvivere.
Per una comunità, soprattutto
se microscopica come la nostra, la scuola diventa un'istituzione vitale,
l'unico strumento possibile di crescita, di sviluppo, di salvaguardia
dell'identità e della capacità critica dei giovani. Se la scuola fallisce il
suo compito, limitandosi a produrre semianalfabeti incapaci di giudicare con un
proprio criterio ed in piena autonomia il mondo, la comunità muore e ciò che
resta diventa facile preda del primo che passa. In Sicilia non è difficile
immaginare chi possa essere a passare per primo.
Abbiamo resistito a periodi
durissimi, vissuto la povertà, l'emigrazione, l'isolamento, poi l'assalto della
speculazione e della ricchezza ingovernata che ha prodotto benessere e insieme
sottosviluppo. Eppure, nel bene e nel male, abbiamo saputo tutelare la nostra
identità di popolo, e non è un caso se in tutte queste vicende la scuola di
Lipari ha mantenuto sempre un livello di qualità tale da alimentare la crescita
della comunità producendo istruzione ed educazione alla convivenza. Adesso le
cose sembrano cambiare, proprio sul piano dell'istruzione e della convivenza
civile. Distrutta l'istruzione, esaurita la capacità critica non rimarrà più
nulla: questa è la responsabilità che deve assumersi chi decide d'insegnare,
ovunque lo faccia. Per questo dobbiamo tenere gli occhi aperti sulla scuola,
per preservarla e per salvare noi stessi. Questo è il mio interesse e mi spiace
se confligge con altri interessi. Ma se per qualcuno è solo una questione
familiare e di lavoro, per noi è una questione di sopravvivenza.
Lino Natoli
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