Finirà bene?
E chi lo sa. Se la Lega si allea con il Pdl, Roberto Formigoni prende armi e bagagli e getta il cuore oltre l’ostacolo. Una lista tutta sua al Senato. La solitudine è santità, dicono i giocatori di tressette. Albertini resta in corsa, con Maroni e Ambrosoli e a vincere è Ambrosoli.
E a che serve la quadra allora, se il risultato è questo? Guai, guai a non finire. Gli addetti ai lavori giurano che troveranno la quadra con i leghisti. Altrimenti, addio sogni di gloria. Il Senato resta nelle mani del centrosinistra, male che vada insieme con i montiani. Maroni for President, dunque: è il male minore. I meridionali a braccetto con i padani, ancora una volta.
Da Roma in giù ci pensa Gianfranco Miccichè. Regia e contenitore (Grande Sud) sono suoi. Ha voglia di sbraitare Nello Musumeci, reggente della Destra in Sicilia, per il ritorno a casa del “traditore”. Ignazio La Russa, da Catania, ha cantato la serenata a Musumeci. Vinceremo, gli ha promesso, stai sereno. Non sa, Ignazio, che così lo fa incazzare ancora di più. Se Grande Sud non avesse sparigliato, si troverebbe a Palazzo d’Orleans. Bisognava vincere a ottobre, non sperare di vincere a febbraio prossimo. .
Ci pare di sentirlo ridacchiare Ignazio, con quel suono rauco alla Fiorello mentre rabbonisce Musumeci.
A pochi passi da Catania, il Pdl perde pezzi. E che pezzi. Nientemeno che il sindaco di Siracusa, Roberto Visentin, il fiore all’occhiello del Pdl sulla costa orientale: ha voltato le spalle a tutti ed ha sposato la causa della Scelta Civica di Mario Monti, spiazzando un bel poco di gente. Stefania Prestigiacomo, aretusea verace, non avrebbe fatto in tempo ad ascoltare le sue ragioni. Ma ne aveva voglia? Potrebbe andarsene alle Bahamas e tornare a fine febbraio. E’ come se avesse messo il cappello sullo scranno di Montecitorio. Parola del Cav.
La lista unica del Premier al Senato, comunque, sta creando più di un problema anche fra le mura amiche. Dovrebbe servire ai trasferimenti di coloro che hanno lasciato il Pdl e il Pd (Pisanu, Frattini, Mauro, Ichino, d’Ubaldo, Pecorella, Stracquadanio, Bertolini ed altri). Magari occorrerà fare spazio in Sicilia a qualcuno. Tanto per cambiare (Nel Pd ne vorrebbero mandare undici “esterni”).
Gianpiero D’Alia, che esce da Palazzo Madama, dovrebbe così spostarsi a Montecitorio. Non è la fine del mondo, ma dà fastidio quando a comandare in casa propria sono gli estranei. Saranno presenti con tre liste i montiani di Sicilia – “Una di serie A, le altre di serie B e C”, dileggia Angelino – le coalizioni alla Camera hanno vincoli di sbarramento meno onerosi (10 per cento per la coalizione, almeno il 2 per cento almeno una delle liste collegate). Fli che sta peggio degli altri in salute, non scenderà sotto il due per cento.
Scelta civica, lo si voglia o no, si misura anche con i compagni di viaggio. Il casting è affidato a Italia Futura, che nell’Isola punta su Artioli, una volta nell’entourage della Rete di Leoluca Orlando e pezzo grosso della Confindustria al tempo del Presidente della Ferrari al vertice.
Montezemolo, e Artioli, devono fare i conti con Bondi, il cutter, incaricato di tagliare le teste (fuori i condannati e quelli in attesa di giudizio limiti all’attività parlamentare, in conflitto d’interesse, e accettazione del codice deontologico). Casini e Fini, però, restano con le mani libere, la loro forza è nel territorio, non pescano certo fra i delusi e gli indecisi. Il rigore va bene, ma se non c’è mai la crescita…
Ignazio La Russa (centrodestra nazionale), Carmelo Briguglio e Fabio Granata (Fli), e Nello Musameci con La Destra disputano i derby più “caldi” nell’Isola: i voti non sono tanti, si daranno battaglia casa per casa.
A conti fatti, salvo complicazioni, il numero delle liste alla Camera in Sicilia dovrebbero essere tredici (al massimo quindici): quattro nel centrosinistra (Pdl, Sel Megafono, Centro democratico), cinque nel centrodestra (Pdl, Grande Sud, Mir, Centrodestra nazionale, La destra) , tre nel centro (Scelta civica, Udc e Fli); poi ci sono il Movimento 5 Stelle e gli arancioni di Ingroia con Rivoluzione civile (Orlando, Di Pietro, Federazione della sinistra e Verdi).
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