La sentenza di ieri della Corte di Cassazione sui diritti delle coppie omosessuali rappresenta l'ultima tappa di un lungo percorso tortuoso cosparso di trappole ideologiche dettate da miope visione della realtà, della biologia e della spiritualità . Miope visione della vita e della variegata bellezza dell'umanità che una organizzazione sociale chiusa a riccio ed una politica distratta o, peggio ancora, compromessa stentano ad accettare, abdicando alle proprie competenze, lasciando un ruolo di supplenza alla magistratura. Un copione ormai stantio che si trascina in un paese vecchio e corrotto che fa finta di rinnovarsi,con poche eccezioni, vedi l'attuale campagna elettorale, ma che ambisce sempre al tranquillo e rassicurante copione dell'italietta patria dell'ipocrisia.
Questa sentenza si aggiunge a tante altre della stessa Corte , della Corte Costituzionale, della Corte di Strasburgo , ma , nonostante tali e tante sentenze, nonostante i principi sanciti dalla nostra Carta Costituzionale, nel Bel Paese la laicità ed i diritti rimangono un sogno.
Ne ho fatto esperienza in consiglio comunale,qualche mese fa, quando la proposta di delibera sull' adozione del registro delle unioni civili non è stata approvata proprio a Lipari, la cui comunità , per motivi storici e di scambi interculturali dovuti al turismo, non mi è mai sembrata chiusa ed ostile.
Ad un impegno esplicito di un incontro per affrontare nuovamente la questione e poterla dibattere pubblicamente è seguito il silenzio.
Il registro delle unioni civili riguarda i diritti delle coppie di fatto, qualunque sia il loro orientamento sessuale, ma quello che rende indigesta l'approvazione di tale registro è la paura di dare riconoscimento all'unione omosessuale.
È vero, come diceva Stefano Rodotá, che per continuare a discriminare gli omosessuali, si è obbligati a violare principi generali di eguaglianza e di riconoscimento dell'altro, ed anche sentenze, aggiungerei io.
Gianni Iacolino
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