
Catena umana di eoliani sullo Stromboli innevato
Salvatore Sarpi
Una cinquantina di strombolani, dopo aver scalato lo Stromboli, si sono "legati" ieri tra di loro sul vulcano, in prossimità degli shelter fatti posizionare dalla Protezione civile durante la prima fase dell'emergenza, tenendosi per le mani in segno di unione e determinazione per il raggiungimento di un obiettivo fondamentale per la sopravvivenza dell'isola: la certezza nei collegamenti marittimi. Donne e ragazzi (un centinaio circa), dopo aver seguito gli uomini nella prima parte della scalata, si sono, invece fermati in prossimità dell'Osservatorio geofisico di Punta La Bronzo. Una protesta originale fatta su quello stesso vulcano che nel corso dell'anno attira turisti da tutto il mondo e che, in questo caso, diventa alleato prezioso nella battaglia di chi nell'isola ci vive anche d'inverno e ha necessità gli venga garantito il diritto alla mobilità. Tra i cinquanta che si sono legati sullo Stromboli vi sono diversi abitanti che, all'alba, avevano fatto ritorno a casa da Roma dopo la protesta davanti a Palazzo Chigi. Continua, quindi, come preannunciato, la protesta degli strombolani finalizzata al mantenimento del collegamento con nave-traghetto sulla tratta Eolie-Napoli e viceversa; più in generale, per la conferma di tutti gli itinerari orari Siremar del 2008. Per la cronaca vi è da evidenziare che gli isolani sullo Stromboli hanno trovato la neve caduta in modo copioso la notte precedente ad alta quota.
Intanto "solidarietà e vicinanza ai cittadini eoliani che stanno manifestando pacificamente per difendere i loro più elementari diritti, in primis quello alla mobilità, messi a rischio dalla prossima privatizzazione della Siremar" è stata espressa dal senatore eoliano Giampiero D'Alia. "Nei tavoli finora predisposti dal Governo - ha detto - non è stato affrontato il nodo principale della
