COMUNICATO STAMPA DI GIUSEPPE CARONIA, SEGRETARIO NAZIONALE UILTRASPORTI
Quanto affermato ieri in aula al Senato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli, rispondendo al “question time” sulla privatizzazione di Tirrenia e sui collegamenti con le isole minori è, a dir poco, strabiliante.
Non si comprende infatti quale sia la fonte legislativa comunitaria dalla quale si possa evincere il divieto che l’Unione Europea opporrebbe allo scorporo delle società regionali Caremar, Toremar Siremar e Saremar dalla capogruppo Tirrenia, operazione questa definita, molto impropriamente (per usare un eufemismo) dal Ministro, come “spezzettamento” e che è invece esplicitamente prevista dall’art. 57 comma 3 della Legge 133/08 (ex Dl 112/08), legge che per altro ribadisce che le funzioni e i compiti in materia di cabotaggio marittimo sono esercitati dalle regioni in cui si svolgono i servizi medesimi.
Assolutamente fuori luogo è poi ogni riferimento o comparazione con Alitalia e alla “bad company” in quanto il valore del gruppo Tirrenia depurato dai debiti è comunque di oltre 700 milioni di euro, valore che in ragione della crisi mondiale e di quella dello shipping in particolare, potrebbe, in questo caso sì, azzerarsi se si dovesse privatizzare entro il 31.12.2009 così come il Governo, commettendo un grave errore, ha indicato nel “milleproroghe”, privatizzazione che avrebbe invece tutto il sapore di un vero e proprio omaggio a qualche armatore o cordata di armatori privati.
Le sue rassicuranti dichiarazioni infine, circa le sue disposizioni per il mantenimento dell’attuale livello dei servizi si scontrano frontalmente con la sua stessa contestuale dichiarazione che i 46 milioni di euro (in realtà sono ormai circa 56) che necessitano per permettere che le sue parole si tramutino in fatti concreti, non sono stati ancora trovati come per altro molto giustamente gli ha fatto notare il Presidente dei senatori dell’UDC Giampiero D’Alia, il quale ha anche evidenziato ciò che il sindacato ormai da mesi denuncia e cioè che non vi è alcuna reale intenzione da parte del Governo di avviare una procedura di deroga del processo di privatizzazione (in questo momento di crisi mondiale assolutamente assurdo) ne di aver voluto sostenere con determinazione lo “scorporo” delle società regionali ed il rinnovo della “convenzione” tra Stato e Gruppo, scaduta il 31.12.2008 sino al 2012, così come previsto dal piano industriale presentato dalla Tirrenia, approvato da tutte le OO.SS. confederali ed autonome, approvato dal CIPE e poi colpevolmente riposto in chissà quale cassetto.
Voglio augurarmi che al preannunciato tavolo della prossima settimana con Regioni e Tirrenia il Ministro Matteoli voglia finalmente invitare anche i rappresentanti dei lavoratori che, da mesi inascoltati e dopo aver effettuato ben 96 ore di sciopero, richiedono di potersi confrontare su questa importantissima vicenda che potrebbe sconvolgere i destini di intere popolazioni isolane e compromettere il posto di lavoro di oltre 3.800 marittimi e di circa 15 mila lavoratori dell’indotto.
Roma, 20 febbraio 2009