(Luca Chiofalo) Crisi... Quella economica non è altro che un aspetto del profondo regresso che l'Italia sta vivendo in tutti i campi dell'umano agire. Produzione artistica asfittica, insuccessi sportivi, scempio del territorio, perdita totale del senso di legalità e dilagante sudiciume morale, sono sintomi di una condizione di grave difficoltà, che va oltre l'aspetto economico.
Dopo questa premessa di respiro nazionale, torno con i piedi e l'attenzione sulle nostre isole e constato che il quadro è perfino più fosco. Vorrei evitare di continuare a "sparare sulla crocerossa" (?), cioè sull'amministrazione del nostro agonizzante comune, ma dato che a Lipari, come nel resto d'Italia, la politica è tutto e tutto è politica, lo sforzo è inutile: a chi fa amministrazione e politica, inevitabilmente, si attribuiscono le responsabilità maggiori.
Non entro nel merito delle questioni (lo faremo in seguito), ma ciò che desta sconforto oltre alla scarsa operosità, è l'assoluta mancanza di una linea politica e amministrativa, che produce l'effetto devastante di confondere una popolazione già alle prese con una seria crisi d'identità.
Il procedere"alla cieca" su argomenti strategici, quali per esempio portualità e trasporti, spesso anche in constrasto con la nostra vocazione naturalistica sancita dalla inclusione delle Eolie tra i patrimoni mondiali dell'umanità, altro non fa che allontanare le nostre opportunità di crescita, sacrificate sull'altare di una "oscura convenienza".
Ho detto più volte, e per inciso ci credo, che non si può ridurre tutto a mercimonio, che l'attività politica non si può ridurre alla spartizione di poltrone e al mantenimento di un consenso truccato da "favori" e nomine di ingenue pedine da manovrare; deve essere soprattutto"progetto" e non al servizio di pochi, ma nell'interesse dell'intera comunità.
Dalla politica, dunque, che tutto controlla e condiziona, bisogna partire per rintracciare possibili soluzioni e voglio insistere, con spirito edificante, a sollecitare un risveglio civile, perchè dal "basso" arrivi la spinta necessaria per il necessario ricambio.
Come diceva Kennedy, per sfide nuove ci vogliono uomini nuovi, e la politica per prima dovrebbe essere interessata da un profondo cambiamento di modi e persone; è di una mobilitazione popolare che c'è bisogno, di una rivoluzione pacifica condotta da chi ama davvero questo paese, che dia alla popolazione la consapevolezza che è arrivato il momento di "avere coraggio" e attraverso l'arma del voto cambi gli attuali, asfittici ed improduttivi equilibri di potere.
Bisogna cominciare adesso ad organizzarsi e programmare, perchè, come effetto minimo ed immediato, susciteremo qualche dubbio e solleciteremo la voglia di fare (speriamo non disastri) in chi è convinto di poter conservare il "potere" anche senza aver fatto nulla per meritarsi una conferma. Il risultato massimo, cioè un cambio radicale di attori e di modi per la gestione del paese, non è garantito, ma avremo comunque fatto qualcosa per stimolare la responsabilità e l'impegno di chi domani amministrerà queste isole