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lunedì 16 novembre 2009

PORTUALITA’ TURISTICA IN SICILIA di Aldo Natoli

(Aldo Natoli) Sul numero 156 del mese di settembre della rivista “Cronache Parlamentari”, edita dall’Assemblea Regionale Siciliana, è stata pubblicata un’intervista dell’Assessore Regionale al Turismo, Nino Strano, che riguarda la problematica dei porti turistici nelle isole minori e gli interventi che la Regione Siciliana intende promuovere sfruttando i nuovi Bandi del POR FESR 2007. In considerazione che l’argomento è di grande attualità nel nostro Comune ritengo opportuno riportare integralmente quanto affermato dall’Assessore Strano: “Gli interventi saranno finalizzati all’attuazione del Piano strategico regionale della portualità turistica, il cui indirizzo prioritario è la tutela del patrimonio ambientale della Sicilia. Conseguentemente tutte le azioni dovranno tendere al miglioramento della qualità paesaggistica ed ambientale della fascia costiera, favorendo le iniziative capaci di destare effetti sinergici tali da contribuire alla crescita economica della regione”. Per eliminare i disagi causati dalla carenza, o assenza, di porticcioli nelle isole minori, l’Assessore ha ribadito: “non si tratta di isole minori, ma dobbiamo parlare di isole e arcipelaghi di Sicilia. Interverremo per colmare la lacuna, ma ogni intervento dovrà essere concepito con cautela perché trattasi di ecosistemi delicatissimi nei quali ogni variazione, anche di piccola entità, può avere conseguenze spesso irreversibili. Per limitare al massimo il sacrificio ambientale, necessario e connesso alla realizzazione di un porto turistico, occorre realizzare una tipologia di struttura ricettiva che aderisce alle flessioni della domanda, coniugando esigenze di sviluppo economico e sociale con il sacrificio ambientale necessario per la realizzazione delle infrastrutture. L’approdo deve essere a ricettività elastica, cioè con la possibilità di adeguare la sua capacità in funzione della variazione stagionale della domanda, senza per questo comportare altissimi costi ambientali, per opere portuali, moli, banchine e strutture fisse di notevole impatto dimensionate per protegge specchi acquei calcolati sui picchi di domanda. Il porto turistico non è inteso come punto di arrivo del diportista nautico, né il parcheggio della sua imbarcazione, bensì come una ulteriore “porta di accesso” al sistema turistico siciliano, punto di partenza di possibili itinerari di fruizione dell’offerta turistica immediatamente retrostante la costa. Diporto nautico, quindi, visto non solo nell’ottica del turismo balneare, ma in una strategia di integrazione con gli altri soggetti dell’offerta turistica regionale. Viene così prospettata al turista una visione diversa del territorio siciliano, un angolo di osservazione complementare, quello di scoprire ed ammirare i paesaggi proprio dal mare, proponendo la fruizione integrata porto-territorio e considerando la risorsa mare come un continuum della risorsa natura-cultura”.
Si tratta quindi di direttive molto chiare che costituiscono il punto di partenza per qualsiasi progettazione portuale, che personalmente condivido in pieno. Ma se questo è l’orientamento del Governo Regionale come si può giustificare il mega progetto del porto turistico che l’Amministrazione comunale intende realizzare a Lipari, sito Patrimonio dell’Umanità, che stravolgerebbe dal punto di vista ambientale l’intera area di Sottomonastero e di Marina Lunga? Non conosco l’attuale situazione dell’iter progettuale del tanto decantato porto turistico. Ma siccome la devastazione del paesaggio marinaro della zona è innegabile, sempreché l’Assessore Strano non cambi idea, cosa poco probabile conoscendolo personalmente, l’intervento proposto non potrà mai essere esitato favorevolmente. Si tratterebbe quindi di una beffa che costerà molto cara ai Liparesi, sia perché si allontana sempre più la possibilità di realizzare un porto sicuro che si inserisca in modo armonico nel paesaggio circostante, tipicamente marinaro, sia perché di spese il Comune ne ha già sostenute. E’ giunto il momento di riflettere attentamente sul tipo di intervento da realizzare e sul suo dimensionamento, tenendo conto di quele che sono le risultanze degli studi sui fondali e sulle correnti che dispone il Comune e che non possono essere ignorati dal momento che alcuni disastri annunciati si sono puntualmente verificati.