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martedì 13 novembre 2012

Etna, eruzioni in arrivo?

A differenza del Vesuvio, l’Etna non è un vulcano esplosivo. Ciò nonostante, non ci si può permettere di restare tranquilli. La natura è imprevedibile. Si sa. La sua  pericolosità per un’eventuale eruzione non è scongiurata. E potrebbe recare danni incalcolabili soprattutto se le bocche si aprissero sul versante in cui sono situati i centri più densamente abitati.

Un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha pensato di accertarsi sulla probabilità che qualche bocca possa aprirsi in un determinato punto. Ha quindi realizzato una mappa di suscettività vulcanica e ha indicato la probabilità dell’apertura di nuove bocche eruttive laterali, le più pericolose per i centri abitati.

Ha studiato le fessure verificatesi nell’arco degli ultimi 2000 anni, le faglie, da cui può fuoriuscire lava, i dicchi, che è lava divenuta roccia, per poter comprendere come accade lo spostamento del magma dalla profondità verso la superficie e dalla conduttura centrale verso le bocche laterali.

La più alta probabilità dell’apertura di nuove bocche eruttive laterali è stata individuata lungo le fratture indirizzate verso nord-sud, a circa 2000 m sul livello del mare, che passano per il cratere posto sulla sommità. Ma altrettante elevate probabilità di apertura di nuove bocche eruttive sono state sottolineate con direzione nord-est, est-nord-est, sui 400 metri sul livello del mare. Zone più sicure sono ritenute l’area superiore dell’Etna, con la parte occidentale della faglia Pernicana e la parte nord della faglia Ragalna.

E’ auspicabile che le autorità preposte alla pianificazione del territorio prendano in giusta considerazione questa mappa per prevenire distruzione e morte, conseguenza sicura di eventuali eruzioni. Prima che sia troppo tardi.

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