di Giuseppe Bianca -
La falegnameria del potere democristiano incrociava veti su misura quando non aveva altra possibilità. L’arma estrema, viene ripresa oggi dagli eredi del partito di Casini, oggi a Roma per un summit forse decisivo, dove forse qualcuno alzerà la voce, ma dal quale si uscirà, come sempre  alla fine, allineati e coperti.  La vecchia abitudine di posizionare uno sbarramento deciso rimane ancora ed  oggi fa il gioco anche degli altri.
E così su Antonello Cracolici alla guida dell’Ars i veti fioccano decisi, probabilmente  per come l’esponente del Pd sarebbe in grado di “monetizzare” politicamente, ottimizzandone le possibilità, il ruolo di presidente. Nessuno vuole dargli, a cuor leggero,  tanto spazio. Destino non molto diverso quello di Lino Leanza, per molti autorevole “primo  cavaliere” dell’Assemblea, ma per altri, anche lui da stoppare nel gioco complessivo degli equilibri. Neanche il disfacimento del mondo di Raffaele Lombardo con relativo avvicinamento del gruppo Pistorio all’Udc,  servirebbe a legittimare questa aspirazione. Le aperture del Pdl sono spiragli timidi verso cui Crocetta guarda con attenta e curiosa indifferenza.
È cosi troverebbe un autostrada spalancata Ardizzone, su cui forse non straripano fiumi di entusiasmo, ma che, oltre ad essere nel cuore di Giampiero D’Alia, consentirebbe la quadratura del cerchio. Soprattutto Crocetta avrebbe modo di completare la sua giunta attutendone al massimo la caratterizzazione politica. Cercando un profilo alto, e soprattutto tecnici di area o personalità specifiche, limiterebbe al tempo stesso l’invadenza della politica, che dovrebbe ripiegare su altri spazi. Forse una delle poche eccezioni il governatore siciliano è disposta a farla, deroga o non deroga, per Beppe Lumia, che è  passato dal fuoco del sostegno a Lombardo, senza bruciarsi.