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lunedì 16 luglio 2012

Associazione Italiana per la Wilderness (AIW) : Tagliare i finanziamenti ai parchi



COMUNICATO STAMPA

TAGLIARE I FINANZIAMENTI AI PARCHI!


L’Associazione Italiana per la Wilderness tra le proprie finalità statutarie ha anche il controllo morale sulla gestione delle aree protette: un controllo che le ha permesso di rendersi conto in più di un caso di come tale controllo sia fondamentale per la preservazione dei patrimoni ambientali che le aree protette hanno prioritario mandato di assicurare. In decenni di attività l’AIW ha quindi potuto constatare come proprio i gestori delle aree protette in moltissimi casi si siano rivelati i principali attori di progetti ed iniziative che l’ambiente hanno danneggiato o che il danneggiamento e disturbo sia stato da essi favorito. E di come la politica  turistica di queste aree non poche volte sia stata proprio il motivo principale che ha spinto (e spinge) i managers delle aree protette a scendere a compromessi che finiscono per essere ritenuti tali solo da loro, non avendo voce la Natura per esprimere le proprie esigenze. L’ultimo esempio eclatante di questa politica è quello della sentieristica e dei ponti realizzati nella splendida e selvaggia valle del Fiume Argentino nel Parco Nazionale del Pollino, dove, per facilitare il turismo, sono stati spesi quasi 300.000 euro per realizzare strade (eufemisticamente chiamate sentieri!) e ponti che poi la prima alluvione primaverile ha letteralmente spazzato via - cosa che fa presupporre che un ulteriore esborso di danaro pubblico sarà presto richiesto per risistemarli, con prevedibili ulteriori danni all’ambiente. Sono una miriade i progetti ed interventi che spesso si sono rivelati e si stanno rivelando dannosi per l’ambiente, progetti voluti degli stessi organismi preposti alla sua salvaguardia e realizzati grazie a finanziamenti pubblici richiesti dagli stessi Enti Parco.

Di fronte a questi fatti, di  fronte alla grave crisi economica che l’Italia sta attraversando ed all’enorme debito pubblico nazionale, soprattutto come ambientalisti da anni impegnati sul fronte della conservazione dei territori selvaggi e naturali e quindi alla loro tutela mediante le varie tipologie di aree protette ormai esistenti, ed a fronte dell’enorme sperpero di danaro pubblico che esse comportano anche per il finanziamento dei loro apparati amministrativi (spesso faraonici!) come non chiedersi se non sia il caso di “tagliare” anche in questo comparto del cosiddetto sociale?

Non è quindi assurdo, anche se può sembrarlo, chiedere responsabilmente al Governo Monti, chiamato proprio per effettuare quei tagli che la politica non riusciva a fare, di azzerare ogni finanziamento pubblico alle aree protette che vada oltre la loro ordinaria amministrazione degli apparati, ovvero: lo stipendio dei dipendenti (tagliando i posti in esubero o, quanto meno, bloccando i turn over per la copertura di posti che si rendessero vacanti),  l’indennizzo dei danni arrecati dalla fauna e gli indennizzi per mancati tagli boschivi da parte di privati e collettività locali o per la cessione di suoli per fini di conservazione.

Soprattutto, si abroghino tutti gli Enti gestori delle aree protette e si sostituiscano con Servizi (nazionale e regionali) che concentrino in unici apparati l’amministrazione di dette aree (mandando quindi a casa la pletora di inutili e burocratici Consigli di Amministrazione e Presidenze, con gettoni di presenza, prebende varie ed altre spese conseguenti, il più delle volte inutili), come avviene in gran parte dei Paesi esteri che hanno fatto la storia delle aree protette e dove la loro gestione ha ben altri costi (ovviamente minori) e dove, almeno negli USA, il Parlamento ha preso il loro posto nella non-gestione delle loro aree selvagge.

Coraggio, Presidente Monti, operi anche in questa direzione ritenuta intoccabile sulla falsa idea che dire area protetta significhi difesa dell’ambiente; una nozione tanta falsa quanto il dire che la caccia mette a rischio la sopravvivenza della fauna, anche se quest’ultima asserzione è considerata politicamente corretta e la prima politicamente scorretta. La verità è una, a prescindere dalla correttezza o scorrettezza politica dei concetti. Ed è alla verità dei fatti che bisogna guardare.
          
Murialdo, 15 Luglio 2012                                                          IL SEGRETARIO GENERALE
                                                                                                         F.to Franco Zunino

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