Perché iniquità e non solo insostenibilità del tributo?
Perché applicare la medesima aliquota ad immobili che presentano rendite catastali e moltiplicatori di base marcatamente diversi, fornisce risultati oltremodo sproporzionati. È stato, infatti, ampiamente dimostrato, dati alla mano, che mentre l’incidenza della tassa per un albergo medio piccolo sarà pari a oltre € 20.000 rispetto all’ICI, quello per un negozio medio sarà pari a € 500 e quello di una seconda casa, di dimensioni medio-grandi, sarà pari a € 700. Da qui l’evidente sproporzione e quindi iniquità.
È evidente che l’IMU non sia un’imposta commisurata al reddito.
Trattasi infatti di una vera e propria patrimoniale sugli immobili. Ma non differenziare tra l’immobile di fatto funzionale all’attività produttiva svolta e l’immobile che può rappresentare un bene voluttuario non appare una scelta economica saggia. Come andrebbe pure tenuto in considerazione, nell’applicazione delle aliquote a livello locale, il concetto di stagionalità nell’utilizzo degli immobili produttivi tassati.
L’analisi da fare non è meramente di natura contabile e o finanziaria ma piuttosto di carattere politico, amministrativo e strategico. L’analisi di bilancio è una cosa, la politica economica un’altra.
Da qui, l’esigenza di differenziare le aliquote. Il legislatore, infatti, nella rigidità della legge ha comunque dato la possibilità – NON A CASO - di operare una differenziazione delle aliquote. Non lo ha fatto a monte per ovvi motivi: ogni comune ha le proprie peculiarità ed il proprio modello economico. Il legislatore ha dato la possibilità di utilizzare due leve. La prima che consente di incrementare o diminuire il prelievo dai cittadini, variando sulle percentuali. La seconda che abbinata alla prima consente di stabilire dove e quanto andare a prelevare, variando sulle categorie catastali. Il nostro Comune di è limitato ad utilizzare la prima leva non volendo neppure, di fatto, entrare nel merito della seconda.
Alcuni comuni turistici di rilievo (es. Cortina D’Ampezzo), invece, hanno utilizzato questa leva operando una differenziazione delle aliquote che consentisse di non deprimere l’economia locale. Hanno addirittura abbassato l’aliquota per le attività produttive al 4,6, portando le seconde case al 10,6 e le abitazioni locate ai non residenti all’8,6. Il Comune di Cortina D’Ampezzo, così facendo ha inteso proteggere le locazioni dei residenti e non gravare sulle attività produttive.
La Federalberghi non aveva chiesto nulla di così manifestamente favorevole allo sviluppo turistico. Ci mancherebbe. Non sia mai. Non ne siamo abituati e potremmo arrivare a commuoverci. Viste le pesanti esigenze di bilancio, aveva semplicemente chiesto per l’anno in corso di aumentare all’8,6 l’aliquota di base relativa alla categoria D e di portare al 10,1 quella relativa alle altre categorie (ad eccezione ovviamente della prima casa). Questo nella certezza che tale aumento avrebbe comportato un incremento (rispetto a quanto di fatto deliberato) di circa € 40 in più all’anno per il negozio medio e di € 70 in più all’anno per le seconde case di natura medio grande. Parimenti, gli albergatori si accollavano, con l’aliquota all’8,6, di pagare importi pari a € 19.000 in più (usando sempre l’esempio dell’hotel medio piccolo) rispetto a quanto versato l’anno scorso con L’ICI.
Vogliamo ancora parlare di equità?
Sul tema siamo talmente tranquilli che siamo disponibili anche a fare un incontro pubblico per spiegare a tutti quello che avrebbero dovuto spiegare loro un paio di settimane fa, mettendo quindi il consiglio comunale nelle condizioni di ritrovarsi con una proposta di delibera decisamente più sostenibile per la nostra economia.
Infine, riscontriamo con soddisfazione come anche il Dott. Sidoti sul tema TARSU, abbia avuto modo di riscontrare quanto da anni cerchiamo di trasferire a tutte le amministrazioni che si succedono e che stranamente continuano a rimanere sorde a questo problema.
Federalberghi Isole Minori della Sicilia
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