Lipari, 26 luglio 2013
Gentile Sindaco,
mi rivolgo a lei con una lettera aperta
– piuttosto che con una formale interrogazione – per richiamare
l’attenzione dell’amministrazione e dell’opinione pubblica su
un aspetto che ritengo assolutamente coerente alla ricerca di
standard minimi di “decoro” dalla quale – presumibilmente –
scaturisce la recente ordinanza di divieto di circolazione in costume
da bagno nel centro storico. L’ottima manifestazione “Eolie,
donne e cultura”, oltre ai numerosi pregi che le si devono
riconoscere, ha indirettamente conseguito un risultato per nulla
trascurabile: dopo anni, ha saputo infrangere il tabù
dell’inaccessibilità dei locali di proprietà comunale assegnati
per mezzo secolo alla società Lipari Porto.
In questi locali esistono ottimi bagni
di nuova fattura che, credo, siano praticamente intonsi e quasi mai
utilizzati, data la notoria frequenza con la quale la società si
riunisce negli stessi e, in generale, la fervida attività che ne
caratterizza l’operato.
Qualche anno fa ci siamo chiesti
perché, dotando la struttura di una minima forma di vigilanza, non
aprirli al pubblico durante le ore diurne, in particolare la mattina,
quando sulla banchina di Marina Corta sbarcano centinaia di persone
costrette a utilizzare i locali igienici degli esercizi commerciali
della piazza (gli unici disponibili in prossimità del molo). Lo
abbiamo fatto raccogliendo oltre trecento firme in un paio di giorni,
forti delle quali avevamo sollecitato un responso – mai pervenuto –
all’allora sindaco Bruno. Ho ancora con me – fortunatamente –
le copie, e sono certo che ai latori di questa petizione se ne
aggiungerebbero rapidamente altri, nella consapevolezza diffusa che
si tratti di un gesto di civiltà, di accoglienza e di decoro, non
meno significativo di quello che pretendiamo rivestendo turisti in
giro per le vie del paese.
Non è difficile: basterebbe aprire uno
solo dei due locali dell’immobile, incaricare uno o più
disoccupati dei compiti di vigilanza, assistenza e pulizia periodica,
per i quali potrebbero essere remunerati stabilendo una piccola quota
di ingresso – non più di 50 centesimi – e avremmo risolto il
tutto. È lesivo dell’immagine della società? Non credo; in ogni
caso, non lo sarebbe più di tenere inutilmente chiuso un locale che,
oltre ad essere di proprietà dell’Ente, risulta assegnato a una
società della quale l’Ente è parte integrante.
Confidando nella sua comprensione e
condivisione delle ragioni di questa istanza, e augurandomi che vorrà
assumere a breve una decisione in merito, la ringrazio
anticipatamente.
Pietro Lo Cascio
consigliere comunale de “La Sinistra”
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