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mercoledì 28 aprile 2010

PRIVATIZZAZIONE TIRRENIA, OTTO IN CORSA. MA C'E' IL RISCHIO DEL FLOP

Otto in corsa e lo spauracchio del fallimento: la privatizzazione Tirrenia supera un’altra curva ma, tra gli addetti ai lavori, prende campo la convinzione che alla fine si ritireranno tutti i pretendenti e che, per i traghetti di Stato, sarà necessario bandire una nuova gara. Nessuna dichiarazione ufficiale, ma rumors di mercato e i comportamenti di singoli imprenditori fanno capire che l’ipotesi del “ricominciamo daccapo” non sia remota. Tirrenia, ad oggi, ha un debito intorno ai 900 milioni di euro e un valore della flotta tutto da calcolare. Il gruppo, tanto per dire, dispone anche di quattro traghetti super-veloci di fatto mai utilizzati perché consumano troppo gasolio.
Per il momento in corsa rimangono in otto. Ieri era il termine ultimo per presentare al consulente finanziario Fintecna - cioè Unicredit - le domande, comunque non vincolanti, per aggiudicarsi Tirrenia più la società che garantisce i collegamenti con le isole minori in Sicilia, Siremar. Dei sedici soggetti che avevano manifestato il loro interesse, rimangono in campo il fondo Carlyle, F2I guidato da Vito Gamberale, Cinven Limited, il gruppo internazionale della logistica Trans Ferry spa. Sul fronte armatoriale va avanti il raggruppamento guidato dall’ex presidente Confitarma Nicola Coccia (Gestioni Armatoriali e TT&T), la Moby di Vincenzo Onorato, la Gnv di Silvano Cassano. Ancora in corsa, infine, Mediterranea di Navigazione che raggruppa Regione Sicilia, il fondo Cape di Simone Cimino, l’armatore veneto Giovanni Visentini e il campano Salvatore Lauro.