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giovedì 11 marzo 2010

Facta non verba (fatti non parole) di Marco Saltalamacchia

Riceviamo dal dottor Marco Saltalamacchia e pubblichiamo:
Mi sia consentita una più generale riflessione. Ma non prima di aver dato alcune precisazioni “ en passant”:
del futuro di Lipari e di Acquacalda me ne occupo da sempre ed in modo più attivo almeno dal 2003, attraverso l’attivo supporto alle attività culturali del Centro Studi Eoliano (di cui mi onoro di essere socio onorario) e del Festival del Cinema ed attraverso la costituzione dell’associazione Amici di Acquacalda, che mi onoro di presiedere.
Della falesia che minaccia l’abitato di Acquacalda ho già scritto ripetutamente (ultima volta a Settembre 2009) e disinteressarmi della stessa sarebbe quanto meno “imbecille” (cito dal Garzanti : Dal lat. imbeci°lle(m) ‘debole fisicamente o mentalmente’) da parte mia, visto che comunque da lì devo passare per andare a casa…
Adesso sul merito della questione. Mi si spiega che diligentemente il Comune ha provveduto a reperire fondi per 6 milioni di euro (e che mai una tale cifra era stata raccolta). È del tutto evidente la scarsa abitudine dei nostri Amministratori a confrontarsi con i fatti e soprattutto con la realtà. Probabilmente il fatto di vivere in un mondo virtuale fatto di burocrazia, di ricorsi, di scarico di responsabilità fa sì che il confronto con la realtà che i cittadini devono vivere quotidianamente diventi secondario o irrilevante.
Per questo ritengo che il dovere di una cittadinanza attiva, attraverso le sue forme associative più diverse, sia quello di richiamare i nostri amministratore a questo “principio di realtà”.
Allora confrontiamoci sui fatti:
1) Difesa dell’abitato di Acquacalda: il tema sta sul tavolo da almeno 6 anni. Esiste oggi ad Acquacalda una qualche forma di difesa dell’abitato? No. Come cittadino, le giustificazioni che portano altrove (provincia, regione, protezione civile) non interessano. La forma organizzativa che ci si è dati in Italia pone il Comune ed il suo Sindaco come interlocutore primario della cittadinanza sul territorio e fa sì che egli sia comunque il primo responsabile e che stia dunque a questi la ricerca della soluzione. Il contrario sarebbe inattuabile. Cosa si dovrebbe fare dunque, laddove il livello locale dimostrasse la sua incapacità (a qualsiasi titolo)? Esautorarlo e prendere l’iniziativa come privati cittadini? È evidente che il Comune è e resta l’interlocutore unico dei cittadini preposto alla soluzione dei problemi degli stessi. Non casualmente gode anche delle deleghe che il Governo centrale su temi come la Protezione Civile o l’ordine pubblico. Sul tema specifico, il sapere che esistano dei fondi disponibili e che non possano essere utilizzati fino a che la giustizia compirà il proprio corso è cosa nota ma che avvilisce. Soprattutto, sapendo che i lavori ormai sono stati interrotti da un anno e che del processo in questione si è celebrata una sola udienza. Dovremo attendere altri sei anni, ancora? La vita è troppo breve, caro Sindaco per accettare questi tempi, e non mi risulta che in altri posti d’Italia le cose “fatte”si misurino in decadi (chi ne avesse piacere guardi il piano di intervento delle coste della Regione Liguria per esempio). Il partito che lei rappresenta si fregia spesso di essere un “partito del fare” e gode dell’invidiabile vantaggio di essere maggioranza a tutti i livelli (provincia, regione, stato). Non dovrebbe quindi essere difficile ottenere il necessario supporto per far sì che le cose succedano… Direi che vale la pena di aggiungere che le mareggiate di quest’inverno a Canneto, a Lipari ma anche a Salina, Stromboli o Filicudi abbiamo dimostrato che non esiste un piano organico di protezione delle coste e che la logica di intervento resta sempre quella “emergenziale” per dirla con un termine che ci è tanto caro.
2) Il pontile Italpomice. Mi limito a ricordare che è crollato nell’ottobre 2008 e che sta ancora lì.
3) Strada provinciale: nessuna novità a parte la chiusura (formale) della stessa.
4) Falesia: senza una adeguata protezione della costa sottostante non potremo mai dormire sonni tranquilli. Quali sono i piani in proposito?
Il continuo ribadire che ogni cosa possibile sia stata esperita e che i fondi siano a disposizione è solo irritante ed anche offensivo dell’intelligenza comune se solo ci si voglia confrontare con la realtà che se cambia, ahimè, lo fa solo in peggio (prima “solo” la difesa dell’abitato, poi il pontile ed il divieto di balneazione, poi la falesia ma dovremmo dire le falesie visto che ce n’era già un’altra cento metri prima, ed infine la strada provinciale a Porticello).
Chi amministra ha l’onere di farlo e bene, lo fa per propria scelta e sulla base di un preciso mandato degli elettori. Ha il dovere di rispondere alle istanze legittime dei cittadini, e di battersi per migliorare la qualità di vita della comunità. La realtà dei fatti ci dimostra amaramente il contrario. Ed i fatti sono le sole cose che contano.
Cordialmente.
Marco Saltalamacchia