
Nella relazione vengono illustrati i minuziosi e sorprendenti metodi di indagine con cui l'autore è riuscito a recuperare - ad esumare - un patrimonio lessicale <<profanando>, come ama dire, <<il cimitero degli idiomi>>; e si inquadra il dialetto delle Lipari nell'ampio contesto del siciliano, del
quale -come detto - costituisce varietà di rilievo, evidenziando l'importanza fondamentale che il sermone di Sicilia ebbe nella formazione della nostra lingua nazionale.
Riitano allarga poi il fronte, fino ad addentrarsi in ciò che in ANUTILI E AMMATULA era risultato fuori dagli obiettivi del poeta eoliano, vale a dire l'esposizione delle etimologie delle voci dialettali; ecco allora un nutrito elenco dal quale apprendiamo, fra l'altro, che termini i quali talora suonerebbero ai nostri orecchi come plebei, vantino invece aulica origine greca, riportandoci così idealmente ed ineluttabilmente - con una sorta di riflesso condizionato - all'aureo periodo della Lipari ellenica.
Un elenco, il suddetto, quasi giustapposto, ad una lista di parole anglo-eoliane, composte dall'adattamento alla parlata delle Lipari di vocaboli inglesi, effettuato dagli emigrati nei Paesi anglofoni. <<Tale stridente contraso lessicale,>> ci riferisce Riitano, <<valga a rendere l'incessante declino, giammai arrestatosi da quando la nostra cultura smise di essere classica: da un lato il richiamo alla favella inglese, la lingua con cui l'Occidente pronuncia oggidì il proprio cedimento culturale, dall'altro la robusta, imponente, insigne materia glottologica ellenica la quale di quell'Occidente fu gloriosa primiera dimora.
E mi riesce gradito precisare che quanto testé asserito rappresenta più di una polemica: è uno sberleffo; il disincanto di chi è conscio che non può avere senso pensare ad un domani roseo, in quanto tutt'altro ha stabilito il decreto della casta detentrice del potere, ossia gli elettori.>>
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