Le ultime vicende legate alla bocciatura in consiglio
comunale della proposta d'istituzione del registro delle unioni civili,
confermano che di “errori gravi”, come
afferma il segretario Giuseppe Cincotta, all’interno del centro sinistra sulla
vicenda ne sono stati commessi parecchi.
Primo errore.
Da quasi un anno, ormai, i due gruppi che fanno capo al centro sinistra
eoliano, “La sinistra” e “Partito Democratico” non parlano, non dialogano, non
si confrontano. L’occasione di una ripresa dei rapporti politici era data dalla
sottoscrizione proprio della proposta per il consiglio comunale sul registro
delle unioni civili, ma nessuna delle due parti ha ritenuto opportuno aprire un
confronto all’interno dello schieramento ad ancor più nella più ampia area che
nel Paese si riconosce nel centro sinistra. La lettera di Saverio Merlino
conferma questo errore di fondo.
È strano che uno schieramento che sino a tutto il 2011
ha collaborato attivamente all’opposizione in iniziative comuni non riesca più
a trovare uomini e luoghi per intavolare delle discussioni sulle problematiche
del Paese anche se dopo le elezioni amministrative si sono trovati su banchi diversi.
Secondo errore.
Questo è tutto del consigliere Iacolino e della “Sinistra” – l’aver convocato
una conferenza stampa prima del voto senza coinvolgere gli altri partiti
sostenitori della proposta e aver dato la sensazioni che la fondamentale
questione delle unioni civili riducendola e limitandola ad esclusivo interesse
dell’arcigay mentre investe una platea molto più ampia di coppie. E’ un errore
grave.
Per chi l’ha vista dall’esterno la conferenza è apparsa
come una riduzione del valore della proposta: “sono interessati solo quelli dell’arcigay” mentre la fattispecie
coinvolgeva ben altri e più ampi interessi. Lo stesso dicasi dello spirito da “primi della classe” che anima qualche
giovane di rifondazione comunista. I voti ottenuti dalla candidata Tilde Pajno
non sono tutti voti di rifondazione comunista ma comprendono i consensi di
quella più ampia fascia del Paese che da va Partito Democratico all’estrema
sinistra e non si riconosce necessariamente in una delle formazioni politiche
organizzate. Questo è un altro punto che si tende facilmente a dimenticare o
far finta di dimenticare.
Terzo errore. Questo
è tutto a carico del consigliere Giacomo Biviano – un uomo d’esperienza
politica come lui non doveva lasciare “al
caso” la seduta del consiglio comunale. La sua esperienza di capogruppo lo
doveva indurre a ragionare sui numeri ed a chiedere, visti i suoi “impegni istituzionali”, al presidente
del Consiglio ed ai suoi colleghi di maggioranza di rinviare il punto o a far
cadere in aula il numero legale per non rischiare di arrivare ad un voto
negativo mentre, superficialmente, ha “girato”
la responsabilità ad altri, come interpretare altrimenti le sue frasi:
“Sulla possibilità
di rinviare il consiglio credo che questo poteva essere chiesto in aula da un
qualsiasi consigliere. E' stato fatto?”
“Ci si è accertati
se vi erano le condizioni numeriche affinchè la proposta venisse votata
favorevolmente? Qualcuno ha considerato l'ipotesi di chiedere un rinvio vista
l'assenza di alcuni consiglieri che avevano firmato la proposta o si erano
pronunciati favorevolmente il giorno prima? E' stata fatta una telefonata a
questi per capire se sarebbero venuti oppure no, se avessero impegni personali
o di altro genere? “
domande retoriche
che hanno una sola risposta: lui! chi altri? Cosa può addebitare al
Presidente del Consiglio che ha votato a favore come la giovane Caccetta.
Adesso che fare?
Non ripetere gli errori, ricominciare da capo.
Un suggerimento: fate un bel gazebo e raccogliete le
firme così direte ai consiglieri comunali che hanno votato contro che nel Paese
esiste una maturità ed una attenzione diversa da quella espressa da loro.
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