E’ indispensabile agire con raziocinio e logica partendo dall’assunto che quantità e qualità non sono sinonimi e non possono essere equiparati, inoltre il decreto essendo troppo invasivo rispetto alla competenza regionale ed in particolare nei confronti di quelle a statuto speciale, configura un’evidente violazione ponendosi in aperto contrasto con le disposizioni contenute nell’art.117 della Costituzione in materia di potestà legislativa. La tutela della salute rappresenta infatti una delle materie di legislazione concorrente di Stato e Regioni, mentre il decreto non si limita a stabilire principi fondamentali o mere linee di indirizzo, ma disponendo dettagliatamente su ogni aspetto, restringe l’ambito di intervento delle regioni che hanno semplicemente il compito di recepirlo, e la previsione di non accreditare le strutture private accreditate che hanno meno di 80 posti letto per acuti, appare del tutto arbitraria e grossolana non essendo suffragata né da motivazioni valide, né da analisi che tengano in considerazione la qualità dei servizi e delle prestazioni erogate.
In Sicilia, le strutture private accreditate con posti letto per acuti, comprese le non associate, sono 55 per un totale di 3.500 posti letto per acuti, e rispetto al totale di 55 sono 16 le strutture che hanno a disposizione un numero pari o superiore a 80 posti letto che rappresenta la soglia minima prevista dal decreto, e da questa breve disamina emerge la logica evidenza che se si dovesse imporre il vincolo del criterio minimo stabilito, 39 strutture su 55 non potranno essere accreditate, e verrebbe quindi sospesa l’attività del 71% delle strutture esistenti per acuti e di conseguenza verrebbero a mancare 1.737 posti letto per acuti ovvero il 50% dei posti letto per acuti esistenti del comparto. Infine, vorrei aggiungere una considerazione conclusiva che scaturisce dalla fattispecie che lo standard regionale è fissato nella proporzione di 3 posti letto per ogni mille abitanti, percentuale più volte richiamata nel decreto che non verrebbe più rispettata se si dovesse procedere alla riduzione di 1.737 posti letto per acuti, che si configurerebbe quindi non solo come un taglio sproporzionato rispetto all’effettiva esigenza di adeguarsi allo standard regionale, per ottemperare al quale basterebbe una riduzione di soli 750 posti letto, ma anche come un’indiscriminata ed inaccettabile diminuzione dei livelli di assistenza garantiti ai cittadini.
La città e la Provincia di Messina ospitano strutture di eccellenza che non possono essere sacrificate sull’altare della riduzione della spesa operata attraverso tagli indiscriminati, ed è per questo che serve un ripensamento ed una riorganizzazione della rete ospedaliera che si fondi però sulla ricerca dell’efficienza e sul rispetto delle specifiche esigenze regionali derivanti dalle realtà territoriali ed epidemiologiche. La Corte dei Conti, a più riprese, ha certificato la dilatazione esponenziale dei costi della Sanità in Sicilia caratterizzata dagli sprechi, dalle carenze ed inefficienze, derivanti dal protrarsi delle logiche clientelari e dell’inesistente capacità di programmazione visto che la Regione Siciliana , per il piano di rientro per la sanità, ha comunque continuato a richiedere l’utilizzo dei Fondi Fas, e oggi pur riconoscendo la necessità di una razionalizzazione della spesa, bisogna contestualmente garantire l’efficacia delle cure e la tutela dei siciliani che purtroppo sempre più spesso sono costretti a rivolgersi a strutture situate in altre Regioni”. Questa la dichiarazione del deputato messinese del Pdl Nino Germanà.
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