Il doppio incarico deputato regionale-amministratore di un comune con più di 20 mila abitanti è incostituzionale. La Consulta ha dichiarato in parte illegittima la legge sulle elezioni dei deputati dell'Ars così come modificata, sotto il profilo delle incompatibilità e delle ineleggibilità, dalla legge regionale 22 del 2007.
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 143 scritta dal vicepresidente Ugo De Siervo, ha pertanto accolto la questione sollevata dal Tribunale di Palermo. «La dichiarazione di incostituzionalità dell'omessa previsione della causa di incompatibilità in esame non può ritenersi preclusa dall'essere la materia riservata alla discrezionalità del legislatore, giacché il limite dimensionale cui si rapporta l'operatività della causa di incompatibilità discende direttamente ed univocamente dall'assetto normativo vigente nella Regione Siciliana». Nel caso di specie, la Consulta sostiene che va data «attuazione ai principi del divieto del cumulo delle cariche e del parallelismo fra le cause di ineleggibilità e quelle di incompatibilità sopravvenute. Il legislatore siciliano, con la legge regionale 22 del 2007 – è scritto nella sentenza – se da un lato ha disatteso tali principi, ha dall'altro lato contestualmente rideterminato la categoria dell'ineleggibilità a consigliere regionale dei sindaci e degli assessori dei comuni, compresi nel territorio della regione, circoscrivendola a quelli con popolazione superiore a 20mila abitanti».
La Corte conclude sostenendo di dare «semplicemente attuazione al principio sopra individuato che impone di configurare l'incompatibilità nelle medesime ipotesi e dentro gli stessi limiti in cui la legge regionale prevede una causa di ineleggibilità».
Il caso è stato sollevato direttamente nei confronti del vicesindaco di Messina, il deputato all'Ars dell'Udc Giovanni Ardizzone, dall'avv. Antonio Catalioto che in tal senso aveva ricevuto mandato da Antonino Reitano, primo dei non eletti a Sala d'Ercole nella lista provinciale Udc alle consultazioni del 2008. Ma, ampliando lo spettro, riguarda nel complesso 7 parlamentari regionali, sebbene nessuno, ad eccezione appunto di Ardizzone, sia al centro – non ancora almeno – di ricorsi. Si tratta dell'on. Francesco Scoma (Pdl), deputato Ars e vicesindaco di Palermo, degli onorevoli Salvino Caputo (Pdl) e Nino Dina (Udc), rispettivamente vicesindaco e assessore a Monreale (37mila abitanti), dell'on. Raffaele Nicotra (Pdl), vicesindaco di Acicatena (28mila abitanti), degli on. Giuseppe Buzzanca (Pdl) e Fortunato Romano (Mpa), sindaco e assessore di Messina. La sentenza della Consulta invece nessun riferimento fa agli amministratori provinciali, pertanto non viene sfiorata la posizione del presidente della Provincia di Caltanissetta Pino Federico, deputato autonomista.
Cosa accadrà adesso? Innanzitutto va detto che siamo al cospetto di una una sentenza "additiva di regola", che colma un vuoto e pertanto la legge va integrata con quanto deciso dai giudici costituzionali, altra cosa sarebbe stata se invece si fosse trattato di una sentenza "addidiva di principio", che suggerisce al legislatore cosa fare. Sicché, l'on. Ardizzone, contro la cui posizione è stato presentato ricorso, avrà 10 giorni di tempo per optare per l'incarico di deputato o amministratore dal momento in cui la sentenza viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica. Ma ha già fatto sapere che si dimetterà lunedì . La possibilità dell'opzione gli viene offerta dalla legge regionale 8 del 10 luglio 2009, rispetto alla quale l'avv. Catalioto ha già fatto sapere di voler sollevare nuova questione di legittimità costituzionale.
E gli altri deputati Ars-amministratori di comuni superiori a 20mila abitanti? Nel caso in cui si dovessero registrare ricorsi nei confronti della posizione di ciascuno, si attiverebbe un procedimento giudiziario a conclusione del quale, in caso di accertata incompatibilità anche in Cassazione dunque, il deputato amministratore potrà optare entro i dieci giorni successivi al deposito della sentenza.
Sul piano più strettamente politico, se Ardizzone si dimetterà ed è sul punto di farlo anche l'on. Romano, il sindaco di Messina Buzzanca ha fatto sapere che andrà avanti con i doppio incarico fino a eventuale sentenza passata in giudicato. Sulla medesima posizione il vicesindaco di Palermo, Scoma. Un dato è intanto incontrovertibile: il doppio incarico non sarà più possibile, capitolo chiuso dalla prossima tornata elettorale per il rinnovo dell'Ars. Epperò sindaci e assessori di comuni con più di ventimila abitanti potranno sempre essere eletti alla Camera e al Senato.