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mercoledì 21 aprile 2010

"L’Amico che fa anche politica" e le sei "chiavi" da usare tutte insieme (di Francesco Pintus)

Riceviamo da Francesco Pintus e pubblichiamo:
Qualche giorno fa discorrevo con un amico, cercando di fare il punto della situazione su cosa è necessario mettere insieme per entrare in modo efficace nella relazione politica-amicizia che chiamiamo comunemente rispettarsi ad ogni costo.
Ho scoperto il valore di una teorizzazione che trovo utile fare oggetto di “passaparola” tra amanti di questa “disciplina” perché, si sa, l’oro di seconda mano è buono come quello nuovo ...Ebbene, considerate che per l’apertura della porta della dimensione naturale dell’amicizia con qualcuno che fa anche politica siano necessarie ben 6 chiavi, tutte grandi, uguali.
1) L’atteggiamento.
Ne esiste uno più efficace degli altri ? Pare di sì. E, tanto per cambiare, è il meno istintivo ed immediato che - da bravi umani - subito ci viene. Non è facile da descrivere, ma ci proverò. Innanzitutto è una sapiente via di mezzo tra i "carotisti" ed i "bastonisti".
I primi non sono abbastanza energici (non "violenti") da farsi rispettare (risultato probabile: amico-politico ribelle), i secondi non sono abbastanza delicati da farsi accettare, anzi; sono umani temuti (risultato probabile: amico-politico sul chi va là).
La via di mezzo consiste nel non essere più delicati di un bambino, né più forti di un altro uomo.
Attenzione, però, a come usano la forza gli amici-politici tra loro: anche se è tanta, accade subito e dura poco.
L’atteggiamento dovrebbe essere di giustizia, coerente e perenne.
Ciò vuol dire che la richiesta parte sempre dolce, e che - occorrendo - il rinforzo energico arriva, sempre e puntualmente. C’è chi non è mai dolce, c’è chi non rinforza mai.
Si dice che gli uomini sono per natura ottimi gregari: certo, basta solo che trovino buoni leaders naturali.
2) La conoscenza.
Il miglior atteggiamento, la miglior buona fede e la miglior buona volontà del mondo non possono compensare la mancanza di conoscenza.
Conoscenza dell’interlocutore, che qui è il nostro amico-politico.Non ci credete ? Assumete il migliore degli atteggiamenti possibili, mettetevi alla cloche di un jumbo-jet e...fatelo decollare!Peccato che le vere conoscenze su chi sia l’amico, come veda il mondo (le cose, le situazioni e l’uomo) e cosa gli passi per la mente siano:
a) raramente diffuse, b) difficilmente credute.
3) Gli attrezzi.
Un vero amico-politico si riconosce non solo e non tanto per gli strumenti che usa, quanto per quelli che non usa. Un comunicatore usa (pochi) strumenti di comunicazione, non (tanti) arnesi da tortura.
L’approccio da "cervello più acuto" è più efficiente di quello da "boia".
Invece un sacco di arnesi da tortura riempiono le nostre giornate.
Ho visto le più accese resistenze ed i peggiori vizi comportamentali risolti con niente più che una buona parola ed un attento rispetto.
4) Le tecniche.
Se la conoscenza è una questione di "sapere cosa", ed è di natura teorica, la tecnica è una questione di "sapere come", ed è di natura pratica.
L’una è inconcepibile senza l’altra.
Per molti amici-politici a parole che ci sono in giro, ci sono anche molti praticoni che hanno costruito il proprio sistema di amicizia fai-da-te mettendo insieme una "zuppa" fatta di diecimila consigli e trucchetti diversi, del tipo "se succede questo fai quello", che non hanno una struttura teorica, non hanno principi-guida, e quindi sono destinati a lasciare l’interessato "in panne" alla prima volta che manca il consiglio adatto alla situazione.
5) Il tempo.
E’ un fattore cruciale, perché:
- conta anche tutto quello che l’amico-politico non passa con noi;- Lui lo vive in modo diverso da noi;
- il nostro è sempre molto "contato" e lo dobbiamo disperatamente far fruttare al massimo;
- è spesso lui a decidere quando fare e quando non fare qualcosa.Morale: metterci il giusto tempo è l’unico modo per metterci meno tempo.
Infine, il tempo nel nostro caso è anche sinonimo di "tempismo", che è lo strumento di solidarietà principale per l’amico-politico, in quanto per lui non è tanto importante quello che facciamo, ma quando smettiamo di farlo che conta: l’interruzione dello stimolo, la conversione immediata del "discomfort" in "comfort" è la prova dell’aver dato la risposta corretta, quella desiderata dall’amico-politico.
6) L’immaginazione.
E’ quello che serve a rendere gustoso il menù da proporre al nostro partner, in mancanza del quale il convitto diventa una noiosissima e sgradevole routine.
E’ quello che qualcuno definì "persino più importante della conoscenza".
E’ quello che ci fa trovare il modo indiretto, il "pensiero laterale" per la sintonia, la suddivisione dei singoli movimenti da controllare per ottenere un effetto d’insieme.
E’ quello che ci fa superare le difficoltà di comprensione.
E’ quello che ci fa adattare alla situazione per trovare la soluzione.
E’ uno dei sinonimi di "intelligenza".
Sta ad ogni amico-politico naturale e non creato in laboratorio procurarsi queste chiavi ed imparare ad usarle tutte insieme.
Ringrazio il Direttore per lo spazio concessomi.
Francesco Pintus