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domenica 18 novembre 2012

"Prima di tutto la tolleranza, l’educazione e il rispetto".Giacomantonio sul corteo di ieri

(Michele Giacomantonio) Ho assistito ieri mattina al corteo degli studenti lungo il corso cittadino ed ho voluto far passare ventiquattro ore prima di esprimere un mio giudizio. La scuola è malata e le ultime riforme temo che non abbiano fatto che aggravare la malattia. Se ci fosse una dimostrazione plastica della crisi di questa scuola bastava assistere proprio al corteo di ieri mattina. E non perché emergessero serie proposte alternative allo sfascio ma proprio perché di proposte non ne ho sentito nemmeno una se non parolacce e insulti rivolti ai governanti con un “vaffan…” ripetuto ossessivamente, iscritto anche sugli striscioni casomai uno fosse sordo e non sentisse. Grillo docet. Siano di destra o di sinistra questi ragazzi sono innanzitutto vittime del “grillismo” e cioè di un modo di “far politica”(!?!) che aggredisce l’avversario, che lo sommerge di contumelie e di insulti, che punta allo sfascio e non ad una qualsiasi alternativa. Non era questo il movimento studentesco che io ho conosciuto nella mia gioventù: Certo vi era fra chi lo dirigeva gente saccente, si faceva consigliare da “cattivi maestri”, predicava in molte sue componenti la violenza. Ma si discuteva. Si discuteva per ore e per giorni si facevano sit-in interminabili, si organizzavano corsi e lezioni alternative. Gli esiti di quello strano movimento sono stati i più diversi. Ci sono state le brigate rosse, il terrorismo ma c’è stata anche una grande stagione creativa che ha portato a referendum e riforme importantissimi per i diritti civili e la politica locale. Penso, per fare due esempi, alla riforma degli enti locali ed alla legge 194 del 1978 per regolamentare l’aborto. Ma penso soprattutto al grande dibattito sulla democrazia di quegti anni con personaggi di grande spessore come Norberto Bobbio, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi. Guido Calogero, Antonino Caponetto, Aldo Capitini, Vittorio Foa, Pietro Ingrao, Lorenzo Milani e perché no Giovanni XXIII della Pacem in Terris, Paolo VI della Octogesima adveniens, il card. Martini, ecc. ecc. Da questi, alcuni dei quali ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, ho imparato che alla base della democrazia c’è il rispetto dell’altro, la capacità di accettarlo come interlocutore, la concezione che la diversità ( di idee, di comportamenti, di religione, di cultura, di etnia…) non va demonizzata ma accolta e rispettata perché è la grande molla del progresso. E cioè prima di tutto che democrazia è dialogo, tolleranza, rispetto e…educazione. Questo molto umilmente e sommessamente, senza gridare ed insultare, avrei voluto dire ieri a quei ragazzi che manifestavano molti dei quali li conosco come ragazzi intelligenti e capaci. 

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